martedì 28 aprile 2009

Il dilemma

In una spiaggia poco serena
camminavano un uomo e una donna
e su di loro la vasta ombra di un dilemma.
L'uomo era forse più audace
più stupido e conquistatore
la donna aveva perdonato, non senza dolore.
Il dilemma era quello di sempre
un dilemma elementare
se aveva o non aveva senso il loro amore.
In una casa a picco sul mare
vivevano un uomo e una donna
e su di loro la vasta ombra di un dilemma.
L'uomo è un animale quieto
se vive nella sua tana
la donna non si sa se ingannevole o divina.
Il dilemma rappresenta
l'equilibrio delle forze in campo
perché l'amore e il litigio sono le forme del nostro tempo.
Il loro amore moriva
come quello di tutti
come una cosa normale e ricorrente
perché morire e far morire
è un'antica usanza
che suole aver la gente.
Lui parlava quasi sempre
di speranza e di paura
come l'essenza della sua immagine futura.
E coltivava la sua smania
e cercava la verità
lei l'ascoltava in silenzio,
lei forse ce l'aveva già.
Anche lui curiosamente
come tutti era nato da un ventre
ma purtroppo non se lo ricorda o non lo sa.
In un giorno di primavera
quando lei non lo guardava
lui rincorse lo sguardo di una fanciulla nuova.
E ancora oggi non si sa
se era innocente come un animale
o se era come instupidito dalla vanità.
Ma stranamente lei si chiese
se non fosse un'altra volta il caso
di amare e di restar fedele al proprio sposo.
Il loro amore moriva
come quello di tutti
con le parole che ognuno sa a memoria
sapevan piangere e soffrire
ma senza dar la colpa all'epoca o alla Storia.
Questa voglia di non lasciarsi
è difficile da giudicare
non si sa se è cosa vecchia o se fa piacere.
Ai momenti di abbandono
alternavano le fatiche
con la gran tenacia che è propria delle cose antiche.
E questo è il sunto di questa storia
per altro senza importanza
che si potrebbe chiamare appunto resistenza.
Forse il ricordo di quel Maggio
gli insegnò anche nel fallire
il senso del rigore, il culto del coraggio.
E rifiutarono decisamente
le nostre idee di libertà in amore
a questa scelta non si seppero adattare.
Non so se dire a questa nostra scelta
o a questa nostra nuova sorte
so soltanto che loro si diedero la morte.
Il loro amore moriva
come quello di tutti
non per una cosa astratta
come la famiglia
loro scelsero la morte
per una cosa vera
come la famiglia.
Io ci vorrei vedere più chiaro
rivisitare il loro percorso
le coraggiose battaglie che avevano vinto e perso.
Vorrei riuscire a penetrare
nel mistero di un uomo e una donna
nell'immenso labirinto di quel dilemma.
Forse quel gesto disperato
potrebbe anche rivelare
come il segno di qualcosa che stiamo per capire.
Il loro amore moriva
come quello di tutti
come una cosa normale e ricorrente
perché morire e far morire
è un'antica usanza
che suole avere la gente.
G. Gaber

sabato 25 aprile 2009

25 Aprile

Cara Italia mia,
tanti auguri.

venerdì 24 aprile 2009

Au bord du lac

Il vento era forte oggi, ma questo non mi ha scoraggiata dal passeggiare lungo il lago. C'era un bellissimo sole, e questo mi è bastato.
L'odore dell'acqua, i mille colori dei fiori, la luce abbagliante; ho respirato con intensità quell'aria primaverile.
I miei capelli erano imbizzarriti e mi rallegravo di ciò, stavano facendo quello che tutto il mio corpo avrebbe voluto fare: correre, rotolarmi nell'erba profumata, tuffarmi in acqua.

Mi sono seduta tra i fiori per osservare il mondo che mi circondava, e tutto d'un tratto mi sono sentita miseramente sola. Nessuno con cui condividere quelle forti emozioni, nessuno da baciare, nessuno che mi toccasse.

Ho aspettato che la piccola barca a vela scomparisse nell'orizzonte e sono andata via, con tutta la forte malinconia che mi stava stringendo il cuore.

giovedì 23 aprile 2009

Al fumo delle candele

Stasera ho ricevuto ospiti a cena nel mio piccolo hotel. Gente proveniente da mondi diversi: Egitto, Islanda, Inghilterra, Russia. Tutti uniti attorno ad una cena italiana (e vino francese).
Mi sono alzata presto stamattina per preparare i deliziosi manicaretti da servire. Per fortuna tutti hanno apprezzato, tanto che alla fine mi hanno chiesto le cosiddette "doggy bags", per portare a casa un pò degli avanzi della cena.
Devo dire che il tiramisù è stato il pezzo forte: ne avevo preparato in grande quantità, ma non me ne resta che una fettina per la colazione di domani. E lo dico un una punta di autocompiacimento, lo ammetto!

Dal leccarsi i baffi al dirmi "sei una donna da sposare" c'è voluto un attimo, e se non fosse stato per il loro tono ironico e scherzoso, avrei sicuramente iniziato la mia solita filippica femminista.

Dopo il vino, le risate e la baldoria, i miei ospiti sono partiti. Ho spento tutte le candele e l'hotel è rimasto nel caos. Ma attenderò domani: la luce del sole e della buona musica mi accompagneranno nelle pulizie.
Ora sono troppo appagata per rassettare.
I piatti sporchi, i bicchieri sul tavolo e le bottiglie vuote mi mettono gioia, permettendomi di continuare ad assaporare il momento di festa trascorso.

Buonanotte a tutti miei cari vagabondi.
E se per caso doveste capitare davanti al mio hotel, aprite la porta ed entrate, ci sarà sempre qualcosa da festeggiare.

martedì 21 aprile 2009

"In vino veritas. In vodka vomitas"

Questo lo dice mio fratello.
E a me fa morire dal ridere.

Un solo giorno può bastare

Giornata di vento e sole a Seyssel.
Appena scesa dal treno il silenzio mi ha accolta. Solo il fiume riempiva quel vuoto.
Nulla è cambiato.
Ma dopo un anno sono ritornata ad essere la novità del paese.
L'italienne era tornata per un giorno e tutti sembravano incuriositi da questo evento "straodinario".
Non succede mai nulla lì, e la straniera che percorre la strada che unisce la stazione alla piazza diventa l'attrazione del giorno.
Ho sorriso divertita, anche perché sapevo che la sera avrei ripreso il treno per Ginevra.

giovedì 16 aprile 2009

Genève...toujours Genève

Di nuovo a Ginevra.
Dopo questa pausa, dopo la tragedia che ha colpito la mia amata Italia, sono di nuovo qui, in terra romanda.
Sono arrivata ieri pomeriggio e nulla mi è tornato familiare.
Mi sento spaesata e demotivata.

Stamattina mi ha persino chiamato la persona che fino a 15 giorni fa è stata il mio capo. Mi ha detto che mi rivogliono per un altro tirocinio, per altri due mesi.
Ho accettato, non ho scelta.
Dovrei essere entusiasta: se mi rivogliono è perché sono piaciuta...nonostante i problemi . Ma non so. Ho paura; ho l'ansia da prestazione.

Però va bene così: meglio l'ansia che l'inattività!

Così si riparte, si ritorna in moto. Ricomincia la lotta.

mercoledì 1 aprile 2009

Il tirocinio è finito...andiamo in pace

Il tirocinio é finito ieri e per "festeggiare" mi sono ubriacata tre volte: con vino bianco (la prima), champagne (la seconda) e vino rosso (la terza).
Così oggi sto male: ho la nausea, mal di testa e sono stanca come se non avessi mai dormito in vita mia.
Come se non bastasse domani parto per Milano e ho la casa piena di scatoloni e valigie per preparami al trasloco di fine aprile.
Che giornata.
Questo caos si sposa proprio bene con la mia situazione di incertezza e instabilità; devo cambiare di nuovo città, devo cambiare di nuovo casa, devo trovarmi un lavoro.
Dovrò trovare una nuova cantina per le mie cose.
Sono un pò stanca.
E sono molto dispiaciuta che a fine mese dovrò lasciare Ginevra; in fondo io qui ci stavo bene.

Per ora non deve importarmi.
Ora mi prendo una bella vacanza e torno in Italia per qualche giorno. Ritroverò la mia gente (anche se Milano...beh è un pò diversa dalla mia terra). Ritroverò un pò di sole. Riabbraccerò mia sorella.
Per ora non chiedo altro.
Poi quando tra una settimana ritornerò a Ginevra, riprenderò ad occuparmi e preoccuparmi per i miei problemi. Ma solo allora.

Si, però 'sto casino in casa non ci può stare...
Ho troppa roba accidenti.
Forse non avrei dovuto bere così tanto ieri.