martedì 10 novembre 2009

insonnie

fluido

il mio pensiero fluisce
corre
urla

lui dorme
io sveglissima

sono un vulcano
che dopo mille eruzioni
è pronto ad esplodere ancora

lui dorme
l'altro riempie letti altrui

io?
io scrivo
io sogno

io muoio di fame

venerdì 25 settembre 2009

Tra le siepi del labirinto
e sull'ara
l'essere mezzo uomo e mezzo lupo
possedeva
la fanciulla dai capelli rossi

martedì 22 settembre 2009

Stasera esco da sola.
Senza uomo e senza amiche.

Per solitudine e per ripicca, mi farò compagnia io.

martedì 15 settembre 2009

Seta bianca

Ho indossato il vestito bianco che piace tanto a te.
Solo quello.
Ho sciolto i capelli e li ho portati tutti su una spalla, perché tu guardassi la mia schiena scoperta.

Non hai voluto neppure cenare.

Ed ora ...
Ora ti guardo mentre dormi; stanco, spossato.
Guardo i tuoi capelli, le tue mani; guardo le tue labbra socchiuse.
Sento il tuo respiro pesante.
Immagino i tuoi sogni.

Ti sono grata per avermi trattenuto, per avermi afferrato prima che mi allontanassi ancora.

Avrei voglia di svegliarti.
Ma non lo farò. Verrò a stendermi accanto a te, per sparire nelle tue braccia e ritrovarmi a casa.

lunedì 14 settembre 2009

Nella bocca del gorilla

Ho trovato un guardiano per il mio hotel.
E' un gorilla dal folto pelo verde. Si staglia alto verso il cielo ed ha lo sguardo fisso ad ovest. Non ha l'aria pacifica; nei suoi occhi balenano lampi di rabbia e diffidenza. Non sorride.
Sotto la sua bocca aperta io trovo riparo.

Accanto a lui è arrivato un coccodrillo.
Non posso vederlo nella sua interezza. Scorgo solo i suoi immensi occhi gelidi che emergono dall'acqua di chissà quale fiume.

I due si fanno compagnia, e in silenzio si fanno osservare dai curiosi occhi della bimba che c'è in me.

mercoledì 9 settembre 2009

Fichi

Ho appena mangiato il primo fico della stagione.
Adoro i fichi, così zuccherini e succosi; soprattutto quelli bianchi.
Ho sistemato il piatto colmo qui, di fianco al portatile, ma non so quanto tempo resteranno su questo tavolino da caffè.
Sono un'ingorda!

Me li ha portatati a casa il signor P., il quale, da quando mi sono trasferita in questo angolo di Svizzera, mi fa puntualmente dono dei tesori del suo orto.
Ieri mattina si è presentato alla mia porta con un mazzo gigante di fiori di zucca.
Bellissimi e giallissimi.
Li ho preparati in pastella, come faceva sempre mia nonna. Deliziosi.

Però ora ci sono i fichi ... e mi lecco i baffi!

Plugged again

Mi hanno finalmente attivato la nuova connessione ad internet.
L'hotel può ora riprendere i contatti con il resto del mondo e continuare ad accogliere vagabondi nelle sue stanze.

Il lungo silenzio ha creato spiacevoli incomprensioni, ma ha anche serbato percorsi ed eventi dirompenti.

Il fuoco cova sotto la cenere, ed il focolare di questo hotel è grande abbastanza per contenere fiamme intense ed intenso calore.

giovedì 30 luglio 2009

Finto ritorno

Lontana, lontanissima.

E per di piú assente.

Mi manca la mia vecchia vita.

Mi manca il mio vecchio io.

venerdì 26 giugno 2009

Febbre d'estate

In mezzo alle Alpi, con la febbre ed un fortissimo mal di pancia.
Fa freddo dentro e fuori e sto cercando disperatamente di scaldarmi sotto questa coperta.
É cosí assurdo: luglio è alle porte ed io mi sento come in novembre.

Beethoven, una tazza di camomilla bollente e la compagnia di un caro amico mi basteranno stasera, sperando che domani compaia un gran bel sole al di là di questa finestra.

mercoledì 24 giugno 2009

Red passion

Non ricordo quanti ne ho bevuti.
Ricordo solo che mi sono ritrovata le tue mani sul collo; hai infilato le dita nel foulard e mi hai accarezzato; hai stretto il nodo nella mano, mi hai tirato a te e mi hai leccato le labbra. Io ho succhiato la tua lingua.
"Ti ho sempre desiderata"
"Lo so"
"Non ridere, dico sul serio"
Ho riso di nuovo e sono andata via.

domenica 31 maggio 2009

Adieu Rhône


Addio Rodano
corrente che hai cullato la mia solitudine
acqua che hai accompagnato il mio silenzio
rumore che hai coperto le mie urla
addio
addio

giovedì 28 maggio 2009

Mediocritas

Intrappolata tra ciò che sono e ciò che avrei voluto (o dovuto) essere.
Sono stanca di questo dualismo, di questa lotta continua e incesssante che si sviluppa in me.
Gioisco a metà.
Fin da piccola non sono mai riuscita a godermi un successo per più di mezza giornata. L'altra metà la trascorrevo a pensare ai prossimi obiettivi da raggiungere.
Non sono cambiata.
Ora che sono cresciuta, però, questo mio modo di essere mi pesa più che mai.
Sempre a cercare l'approvazione e l'ammirazione delle persone che mi circondano. I miei successi li vivo come tali solo perché gratificano le persone attorno a me.
E quando arriva la sconfitta mi frantumo. Mi sento colpevole e indegna.
La scelta che ho fatto in questo periodo comporta molti rischi e mi provoca un insano malessere.
Io, che sono una persona estremamente analitica, ho calcolato ogni eventuale gioia ed ogni eventuale dolore. Nel breve e nel lungo periodo.
Ma non voglio essere giudicata per ciò che scelgo.
Voglio imparare a vivere serenamente i traguardi non raggiunti; non voglio più vivere nell'ansia di dimostrare di essere la prima in tutto.
Forse le persone che mi hanno sempre vista e voluta in alto si sono sbagliate.
Forse io mi sono sbagliata nell'immaginare il mio futuro.

Non voglio più tendere verso la perfezione. Voglio tendere verso me stessa e verso una "semplice" serenità. Una serenità fatta di piccoli successi, di piccoli traguardi.
Voglio arrivare a gioire una settimana, e non mezza giornata, per un qualsiasi riconoscimento, anche infinitesimale.
Forse l'era dei grandi successi è terminata. Oppure è solo un momento di stallo a cui seguiranno altre grandi o piccole soddisfazioni.
Non voglio sentirmi in colpa per quel futuro che sognavo e che mai verrà.

Non giudicatemi.
Amatemi e basta; o odiatemi.
Ed io amerò, odierò, sorriderò e piengerò senza sentirmi mai più incompleta.

Le mie sono solo parole al vento; non posso cercare di cambiare la mia natura di persona imperfetta che pretende la perfezione.
Invecchierò così, e con il tempo imparerò ad essere più clemente con me stessa e con il mondo che mi circonda.
O almeno spero.

mercoledì 27 maggio 2009

Laissez-moi danser

Non so cosa ho stasera.
Ho gli occhi pesanti. Non riesco a concentrarmi. Le persone attorno a me parlano, cercano di interloquire; io, però, non riesco a prestare loro attenzione. Sono immersa nel mio mondo e non riesco a fermare il flusso continuo di pensieri che affollano la mia mente.
Il sole sta tramontando, e mi dispiace.
Non voglio che arrivi la sera. Voglio godere ancora di questa magnifica luce calda.
Non voglio mettermi a dormire.
Vorrei uscire, ballare, urlare.
Sono così inquieta.
Mi trema il cuore e la carne.
Laissez-moi danser, laissez-moi ...

Cura i tuoi fiori

Chi sei? Cosa mi ha fatto?
Come hai potuto penetrare la mia corazza?
Bastano davvero parole delicate per farmi crollare?
Sei tu che mi hai trafitto o sono io che sono debole?
Questo hotel doveva proteggere me e te; invece guarda cosa mi ha fatto.
Guardami.
So che non puoi, ma vorrei che lo facessi.
Allora facciamo finta che ci sia concesso. Guardami negli occhi e desiderami.
Io ti desidero.
Baciami.
Non sto bene.
Cura i tuoi fiori come se curassi me.

martedì 26 maggio 2009

Splash

Adoro l'acqua, in tutte le sue forme.
Adoro il suo suono ed il suo rumore.
La leggerezza di un ruscello; la potenza delle onde infrante sugli scogli; lo scrosciare della pioggia.
Adoro i mille odori che l'acqua assume; amo respirarli a pieni polmoni.
Godo nell'immergermi; godo nel sentirmi avvolta da un corpo così leggero, penetrante e non invadente.
Mi piace aprire il rubinetto della doccia e fermarmi a sentire il rumore dell'acqua che scende. Mi piace restare sotto la sua forte e incessante pioggia calda.
Tutto scompare.
Resto io, e l'acqua con me.

L'acqua è il mio elemento. Elemento completo e simbolico.
È pace e pericolo; calma e paura.
È silenzio e rumore; freddo e caldo; trasparenza e colore.
È gioco.
Ed io adoro giocare

venerdì 8 maggio 2009

Mio nonno

Mio nonno materno è morto quando io avevo tre anni. Non ho quasi nessun ricordo di lui e, di questi, molti sono ricordi indotti dai racconti delle persone che lo hanno conosciuto.
Mio nonno era una persona integerrima e rispettata. Lavorò tutta la sua vita in Svizzera, in Ticino, nelle cave di pietra che ancora oggi si vedono percorrendo le strade della regione.
In quei luoghi ci sono ancora persone che si ricordano di lui.

Sono stata in Ticino lo scorso fine settimana. Per la prima volta qualcuno che non fosse legato alla mia famiglia, mi ha parlato di lui e mi ha raccontato episodi della sua vita in Svizzera. È stato come spalancare la porta di una camera tenuta chiusa per troppo tempo.
Ora sono felice e curiosa di scoprire mio nonno; ho sete di nuove storie e nuovi aneddoti, per cercare di ricostruire la sua figura a tuttotondo.

È un vuoto che ho sempre sentito.
Quando ero bambina tutti mi raccontavano la sua adorazione per me. Così io spesso andavo sulla sua tomba a parlargli di me: dei miei primi amori, di quanto fossi brava a scuola; cercavo di immaginarlo fiero di me.
Poi è arrivato il periodo dell'adolescenza: i problemi, le trasgressioni, le delusioni date ai miei genitori.
E una notte lo sognai, per la prima volta nella mia vita.
Il suo sguardo era di disapprovazione; scuoteva la testa e mi guardava con rammarico.
Fu orribile: mi sentii così colpevole e triste. Piansi moltissimo, credendo di averlo deluso.

Ed oggi, invece, sento la gioia di avere trovato una nuova chiave di lettura per conoscere meglio mio nonno. Sento la gioia di essere individuata non come la figlia di, ma come la nipote di, ed essere rispettata perché tale.
Che incontenibile felicità.

martedì 28 aprile 2009

Il dilemma

In una spiaggia poco serena
camminavano un uomo e una donna
e su di loro la vasta ombra di un dilemma.
L'uomo era forse più audace
più stupido e conquistatore
la donna aveva perdonato, non senza dolore.
Il dilemma era quello di sempre
un dilemma elementare
se aveva o non aveva senso il loro amore.
In una casa a picco sul mare
vivevano un uomo e una donna
e su di loro la vasta ombra di un dilemma.
L'uomo è un animale quieto
se vive nella sua tana
la donna non si sa se ingannevole o divina.
Il dilemma rappresenta
l'equilibrio delle forze in campo
perché l'amore e il litigio sono le forme del nostro tempo.
Il loro amore moriva
come quello di tutti
come una cosa normale e ricorrente
perché morire e far morire
è un'antica usanza
che suole aver la gente.
Lui parlava quasi sempre
di speranza e di paura
come l'essenza della sua immagine futura.
E coltivava la sua smania
e cercava la verità
lei l'ascoltava in silenzio,
lei forse ce l'aveva già.
Anche lui curiosamente
come tutti era nato da un ventre
ma purtroppo non se lo ricorda o non lo sa.
In un giorno di primavera
quando lei non lo guardava
lui rincorse lo sguardo di una fanciulla nuova.
E ancora oggi non si sa
se era innocente come un animale
o se era come instupidito dalla vanità.
Ma stranamente lei si chiese
se non fosse un'altra volta il caso
di amare e di restar fedele al proprio sposo.
Il loro amore moriva
come quello di tutti
con le parole che ognuno sa a memoria
sapevan piangere e soffrire
ma senza dar la colpa all'epoca o alla Storia.
Questa voglia di non lasciarsi
è difficile da giudicare
non si sa se è cosa vecchia o se fa piacere.
Ai momenti di abbandono
alternavano le fatiche
con la gran tenacia che è propria delle cose antiche.
E questo è il sunto di questa storia
per altro senza importanza
che si potrebbe chiamare appunto resistenza.
Forse il ricordo di quel Maggio
gli insegnò anche nel fallire
il senso del rigore, il culto del coraggio.
E rifiutarono decisamente
le nostre idee di libertà in amore
a questa scelta non si seppero adattare.
Non so se dire a questa nostra scelta
o a questa nostra nuova sorte
so soltanto che loro si diedero la morte.
Il loro amore moriva
come quello di tutti
non per una cosa astratta
come la famiglia
loro scelsero la morte
per una cosa vera
come la famiglia.
Io ci vorrei vedere più chiaro
rivisitare il loro percorso
le coraggiose battaglie che avevano vinto e perso.
Vorrei riuscire a penetrare
nel mistero di un uomo e una donna
nell'immenso labirinto di quel dilemma.
Forse quel gesto disperato
potrebbe anche rivelare
come il segno di qualcosa che stiamo per capire.
Il loro amore moriva
come quello di tutti
come una cosa normale e ricorrente
perché morire e far morire
è un'antica usanza
che suole avere la gente.
G. Gaber

sabato 25 aprile 2009

25 Aprile

Cara Italia mia,
tanti auguri.

venerdì 24 aprile 2009

Au bord du lac

Il vento era forte oggi, ma questo non mi ha scoraggiata dal passeggiare lungo il lago. C'era un bellissimo sole, e questo mi è bastato.
L'odore dell'acqua, i mille colori dei fiori, la luce abbagliante; ho respirato con intensità quell'aria primaverile.
I miei capelli erano imbizzarriti e mi rallegravo di ciò, stavano facendo quello che tutto il mio corpo avrebbe voluto fare: correre, rotolarmi nell'erba profumata, tuffarmi in acqua.

Mi sono seduta tra i fiori per osservare il mondo che mi circondava, e tutto d'un tratto mi sono sentita miseramente sola. Nessuno con cui condividere quelle forti emozioni, nessuno da baciare, nessuno che mi toccasse.

Ho aspettato che la piccola barca a vela scomparisse nell'orizzonte e sono andata via, con tutta la forte malinconia che mi stava stringendo il cuore.

giovedì 23 aprile 2009

Al fumo delle candele

Stasera ho ricevuto ospiti a cena nel mio piccolo hotel. Gente proveniente da mondi diversi: Egitto, Islanda, Inghilterra, Russia. Tutti uniti attorno ad una cena italiana (e vino francese).
Mi sono alzata presto stamattina per preparare i deliziosi manicaretti da servire. Per fortuna tutti hanno apprezzato, tanto che alla fine mi hanno chiesto le cosiddette "doggy bags", per portare a casa un pò degli avanzi della cena.
Devo dire che il tiramisù è stato il pezzo forte: ne avevo preparato in grande quantità, ma non me ne resta che una fettina per la colazione di domani. E lo dico un una punta di autocompiacimento, lo ammetto!

Dal leccarsi i baffi al dirmi "sei una donna da sposare" c'è voluto un attimo, e se non fosse stato per il loro tono ironico e scherzoso, avrei sicuramente iniziato la mia solita filippica femminista.

Dopo il vino, le risate e la baldoria, i miei ospiti sono partiti. Ho spento tutte le candele e l'hotel è rimasto nel caos. Ma attenderò domani: la luce del sole e della buona musica mi accompagneranno nelle pulizie.
Ora sono troppo appagata per rassettare.
I piatti sporchi, i bicchieri sul tavolo e le bottiglie vuote mi mettono gioia, permettendomi di continuare ad assaporare il momento di festa trascorso.

Buonanotte a tutti miei cari vagabondi.
E se per caso doveste capitare davanti al mio hotel, aprite la porta ed entrate, ci sarà sempre qualcosa da festeggiare.

martedì 21 aprile 2009

"In vino veritas. In vodka vomitas"

Questo lo dice mio fratello.
E a me fa morire dal ridere.

Un solo giorno può bastare

Giornata di vento e sole a Seyssel.
Appena scesa dal treno il silenzio mi ha accolta. Solo il fiume riempiva quel vuoto.
Nulla è cambiato.
Ma dopo un anno sono ritornata ad essere la novità del paese.
L'italienne era tornata per un giorno e tutti sembravano incuriositi da questo evento "straodinario".
Non succede mai nulla lì, e la straniera che percorre la strada che unisce la stazione alla piazza diventa l'attrazione del giorno.
Ho sorriso divertita, anche perché sapevo che la sera avrei ripreso il treno per Ginevra.

giovedì 16 aprile 2009

Genève...toujours Genève

Di nuovo a Ginevra.
Dopo questa pausa, dopo la tragedia che ha colpito la mia amata Italia, sono di nuovo qui, in terra romanda.
Sono arrivata ieri pomeriggio e nulla mi è tornato familiare.
Mi sento spaesata e demotivata.

Stamattina mi ha persino chiamato la persona che fino a 15 giorni fa è stata il mio capo. Mi ha detto che mi rivogliono per un altro tirocinio, per altri due mesi.
Ho accettato, non ho scelta.
Dovrei essere entusiasta: se mi rivogliono è perché sono piaciuta...nonostante i problemi . Ma non so. Ho paura; ho l'ansia da prestazione.

Però va bene così: meglio l'ansia che l'inattività!

Così si riparte, si ritorna in moto. Ricomincia la lotta.

mercoledì 1 aprile 2009

Il tirocinio è finito...andiamo in pace

Il tirocinio é finito ieri e per "festeggiare" mi sono ubriacata tre volte: con vino bianco (la prima), champagne (la seconda) e vino rosso (la terza).
Così oggi sto male: ho la nausea, mal di testa e sono stanca come se non avessi mai dormito in vita mia.
Come se non bastasse domani parto per Milano e ho la casa piena di scatoloni e valigie per preparami al trasloco di fine aprile.
Che giornata.
Questo caos si sposa proprio bene con la mia situazione di incertezza e instabilità; devo cambiare di nuovo città, devo cambiare di nuovo casa, devo trovarmi un lavoro.
Dovrò trovare una nuova cantina per le mie cose.
Sono un pò stanca.
E sono molto dispiaciuta che a fine mese dovrò lasciare Ginevra; in fondo io qui ci stavo bene.

Per ora non deve importarmi.
Ora mi prendo una bella vacanza e torno in Italia per qualche giorno. Ritroverò la mia gente (anche se Milano...beh è un pò diversa dalla mia terra). Ritroverò un pò di sole. Riabbraccerò mia sorella.
Per ora non chiedo altro.
Poi quando tra una settimana ritornerò a Ginevra, riprenderò ad occuparmi e preoccuparmi per i miei problemi. Ma solo allora.

Si, però 'sto casino in casa non ci può stare...
Ho troppa roba accidenti.
Forse non avrei dovuto bere così tanto ieri.

lunedì 30 marzo 2009

"Oh tell me where your freedom lies"

Troppe volte nella mia vita ho trovato persone che non mi hanno capita, che mi hanno giudicata fermandosi all’apparenza, che hanno creduto che lo strato superficiale rappresentasse tutta me.
Questa è la condanna delle persone riservate, delle persone che hanno pudore e delle persone che decidono di non prostituire la loro anima.
Non sono una ciarliera e non lo saró mai. Dó peso ad ogni gesto e parola. Tutto ha un senso in ció che dico e che faccio. Nonostante ci sia dentro di me un labirinto intricato, in cui troppo spesso compaiono camere nascoste e portoni chiusi con il lucchetto, c’è sempre una logica nella mia essenza. Basta soffermarsi un pó di piú e guardare in profondità tra qualche crepa dei miei mille muri.
Io non confido chiavi né mappe. Per starmi vicino, per capirmi, basta osservare e ascoltare. Basta parlare con me. Senza pregiudizi né giudizi. Con dolcezza. Conservo i miei fiori con molta cura, lontano dalle aggressioni di un qualunque predatore.
La cautela, peró, viene scambiata per presunzione, la riservatezza per spocchia, la sensibilità per debolezza e la libertà per protagonismo.
Una pozzanghera non è profonda.
Il silenzio non è vuoto.
La cattiveria non è emancipazione.
L’invidia non è competizione.
E la sguaiataggine non è libertà.

venerdì 27 marzo 2009

Rimmel fra le lacrime

"E qualcosa rimane fra le pagine chiare e le pagine scure
e cancella il tuo nome dalla mia facciata
e confondo i miei alibi e le tue ragioni"

mercoledì 25 marzo 2009

Metamorfosi

Ma cosa mi succede?
Dove sono finita?
Credo di essermi persa in uno dei tanti incroci di questa mia vita.
Non sono piú io. Sono diventata un’altra persona. Sono tutto ció che mai avrei creduto di essere.
Io passionale. Io rivoluzionaria. Io ribelle. Io ambiziosa. Io determinata. Io vincente. Io infuocata. Io protagonista. Io aggressiva. Io combattiva.
Ed ora? Dove è quell’Io?
Questo nuovo Io è cosí diverso.
Mi sento passiva e arrendevole. Non sento piú pulsare nelle mie vene la tempesta.
Il fiume in piena si è tramutato in acqua di stagno.
Ma come è potuto succedere? Ma quando è successo?
Non posso essere giá stanca di lottare! Sono davvero cosí debole?
Significa davvero questo avvicinarsi ai trentanni?

Non vivo piú. Ogni giorno è uguale al precedente.
Quale torto a me stessa!
Quale torto alla mia intelligenza!
Quale torto all’educazione che mia madre mi ha donato!
Non mi piaccio piú, ma questa disapprovazione non mi spinge a cambiare rotta. Subisco con passività la mia trasformazione.
Ció che sono non corrisponde piú all’immagine che ho sempre avuto di me.
E mi vergogno.

lunedì 23 marzo 2009

La primavera, il sole e il barboncino

Oh che bellissima giornata ho trascorso ieri!
A Ginevra era esplosa la primavera, e utilizzo un verbo all’imperfetto perché in effetti questa esplosione si è limitata alla sola giornata di ieri... svizzera ladra!!!

Ma ieri, oh ieri, che giornata!
Un sole caldissimo, un cielo blublublu, il cinguettio degli uccelli....
E per festeggiare lo scioglimento dei ghiacci, Nohad e io siamo state invitate a pranzo in una bellissima casetta di campagna, oltre il confine sud della città, in territorio francese. Una casetta in pietra, con gli interni di legno e le travi a vista, circondata da un bellissimo giardino fiorito e colorato.
Oh, che meraviglia. Tutto sembrava un inno alla primavera e alla natura.

Scese dall’auto, con il sole caldo dietro la testa e la casetta di fronte ho iniziato a sorridere e canticchiare “Caaaaaaaaaaaaaaaasta diiiiivaaa”.
La padrona ci ha fatto accomodare in giardino per prendere “l’aperó” e da lontano ho visto un coso bianco correre a gambe aperte verso di noi.
Toh...un barboncino!
Che culo!
Ma non mi sono fatta distrarre da quel piccolo mostricciattolo che si aggirava tra le gambe del tavolo, delle sedie e nostre.
Ho chiuso gli occhi, ho continuato a godermi quel magnifico sole sul viso, riappacificandomi con la natura.

Ora del pranzo.
Entrate nella casetta, decorata con narcisi, tulipani e tantissimi altri fiori gialli, ci siamo accomodate alla tavola imbandita.
Piatto egiziano (Moloria) e vino francese.
Dopo aver tagliuzzato per bene il pollo, dopo aver messo il riso, dopo aver ricoperto tutto con la moloria, dopo aver aggiunto un cucchiaio abbondante di aceto e cipolle tritate e per finire un pó di pita croccante, impugno il cucchiaio e ... la bestia inizia a passarmi tra le gambe. Ancora?!
Tutte facevano finta di niente, cosí anche io ho fatto finta di niente e ho continuato a mescolare con disinvoltura nel piatto per iniziare a mangiare.
Ma la bestia si è fatta piú invadente ed ha iniziato a saltarmi addosso.
Ora, la mia sedia era un tantino alta, quindi, visto che quel coso bianco non riusciva a rimanere con le due zampacce sulle mie gambe per piú di un secondo, ha iniziato una sorta di balletto malefico per cui si appoggiava e riscendeva, si appoggiava e riscendeva...

Per prima cosa, senza perdere la calma ho delicatamente tolto il tovagliolo che avevo appoggiato "con signorilità" proprio sulle gambe e l’ho fatto sbadatamente cadere. Mi sono rialzata, ne ho preso uno pulito e l’ho messo per benino accanto al piatto, giusto per evitare di asciugarmi la bocca con un pulisci piedi per cani!

Credevo che la danza fosse finita ... invece no ... appena riseduta, la bestia isterica ha riiniziato il suo stretching diabolico.
Eccheppalle!!!!
Dieci minuti di su e giú.
Stavo perdendo la calma.
Fino a che mi sono alzata di nuovo, per prendere ancora un pó di riso, e ho assestato un colpetto strategico a quel cane meledetto. È stato un colpetto decisamente leggero, ma devo dire che ha funzionato: si è allontanato per cercare altri lidi (o palestre) e mi ha lasciato in pace.

Finito il pranzo, tutte nuovamente fuori in giardino, per sorseggiare una tazza di “ottimo” caffè, preparato in un aggeggio stranissimo e davvero poco invitante, che temevo mi avesse fatto il solito effetto purga del caffè locale.
Ma il sole, i fiori, gli uccelli erano cosí potenti, che neanche la miscela ha avuto la meglio su di me.

Ma la bestiolina continuava a ronzarmi attorno…
….
Cosí, con un altro grande atto di maestria ho detto alla "signora del barboncino": “Mi scusi, ma questo dolcissimo cagnolino ha tutti gli occhiettini sporchi sporchi. Perchè non lo prende e lo porta in bagno e lavarglieli (togliendolo immediatamente dalla mia vista?)”.
E lei: “Uh, accidenti, è vero! Nohad, saresti cosí gentile da passargli un pó la cremina per gli occhi?”
La cremina per gli occhi?
Questa viene e porta davvero un tubo di crema oftalmica per cani, con tanto di dischetti struccanti e cotton fioc. E Nohad, rapita dal dolcissimo barboncino bianco, ha iniziato a passargli la cremina, mentre lo accarezzava, lo abbracciava e lo baciava.
Che romantico quadretto!
Ed io che immaginavo tutte le pulci, o al minimo tutti quei germi, che camminavano addosso a Nohad, e pensavo alle strategie per non toccarla fino a che non si fosse totalmente spogliata una volta a casa.

Ma alla fine… il battesimo: dopo aver curato e coccolato quell'odiosissimo barboncino, lo ha fatto saltare a terra, si è alzata, si è avvicina a me e, dicendo a gran voce “Dobbiamo proprio trovare qualche contatto perché la mia dolce Lucykaia trovi un buon posto di lavoro!”… mi HA ACCAREZZATO LA GUANCIA!!!!

"Caaaaaaasta diiiiivaaaaa"

martedì 17 marzo 2009

L'infinito

Io credo.
Per anni mi sono posta il dilemma dell’esistenza o meno dell’infinito. L’eternità, contrapposta alla finitudine della nostra essenza, ha creato in me dubbi e incertezze.
In un mondo in cui tutto è transitorio, in cui tutto subisce un processo di deterioramento, in cui tutto ció che nasce è destinato a morire, come si puó arrivare a pensare l’infinito?
L’infinito è tutto ció che noi non siamo. L’infinito è un concetto che ci sfugge e che non sappiamo spiegare. Noi esseri misurabili, con un inizio e una fine.

Ma poi c’è l’umanità, un vettore proiettato all’infinito.
La storia non ha inizio e non ha fine.
Io credo in questa eternità.
La mia fede sono gli uomini. Esseri finiti che racchiudono l’infinito; esseri finiti che diventano essenza dell’infinito.
Il pensiero, intrinsecamente infinito, senza limiti né orizzonti, ci fa assaporare la sfuggente eternità racchiusa in tutti noi.

Ma l’umanità non puó ridursi a mera somma dei singoli individui; essa è entità fisica e metafisica che trova in se stessa la propria essenza.
In un processo deduttivo noi ci troviamo a ricoprire un ruolo, a giocare una parte in questo infinito senza parti e senza scopo.
Il finito puó avere uno scopo. L’infinito non puó.
È perché é. Noi siamo perché esso è.
Noi siamo l’umanità anche se l’umanità non è noi.

giovedì 12 marzo 2009

Trasparente come una ... stagista

Accidenti!
Questa situazione di incertezza è piú dura del previsto.
Sbando. Guido senza meta e senza mappe. Non so dove svoltare. So solo che sto guidando e che guideró fino a che non finirà la benzina.
Non ho punti di riferimento, non sono stabile e non so dove appigliarmi.
Tra due settimane saró senza lavoro (non che un tirocinio sia un lavoro, ma almeno percepisco uno straccio di stipendio).
Ho valige sparse in cantine varie, chiaramente appartenenti a proprietari diversi.
Non ho una casa.
Non ho nessuna sicurezza.
E sinceramente comincio ad avere un pó di paura.
Nonostante gli studi e la fatica per arrivare fin qui (che non è tanto, visto che sono sempre una tirocinante...) è ormai da tempo che guardo ogni tipo di annuncio di lavoro, in qualsiasi parte del mondo.
E la situazione in ufficio certamente non mi aiuta.
Sono ignorata dalla mia “capa” e dal suo “assistente tutto fare”.
Ora, visto che nella mia unità siamo solo tre persone ... immaginate un pó!
Io sono una tirocinante? Devo imparare? Mi dovete insegnare?
Invece no, non sto imparando proprio niente, a parte fare quello che già sapevo fare.
Fanno le riunioni (a due è sempre una riunione?) e io non sono mai invitata ad assistere. Vanno a pranzo insieme ed io mi ritrovo a mangiare un misero panino su questa lurida scrivania, sola con il computer.
Non sono degna di un buongiorno la mattina. Non sono degna di un arrivederci la sera.
Mi sento frustrata e sottovalutata. Mi sento trasparente.
Mi sbatto per portare a termine prima e in maniera eccellente il mio lavoro; mi invento cose nuove che potrebbero interessare o che potrebbero “addirittura servire”. Credo che la mia “capa” nemmeno le legga le cose che scrivo!
Lo so, assomiglio a tutti i milioni di stagisti di questa terra. Tutti uniti nel medesimo percorso e dalla medesima frustrazione.
Io non sono spregiudicata. Non lo saró mai. E questo sarà il motivo della mia “non carriera”.
Ma sono intelligente, preparata e precisa. E forse questo sarà il motivo del mio successo nella vita.
...O almeno me lo auguro!

lunedì 9 marzo 2009

Il sentiero dei ricordi


Ieri pomeriggio un tiepido sole ha accompagnato la mia lunga passeggiata lungo il Rodano. Il sentiero si inoltrava nel bosco che costeggiava il fiume e, nonostante non fossi sola, c’ero solo io, gli alberi e il fiume, con il suo rumore ed il suo odore.
Ho camminato tra le foglie morte e nel terriccio. Tutto mi ha riportato alle mie montagne e alla bellezza dei boschi della mia terra. Gli alberi alti e ancora spogli mi sovrastavano, restituendomi quel senso di libertà che ero solita provare da ragazzina.
Le passeggiate con mamma, le “esplorazioni” con Axl, le fughe solitarie per ritrovare quella dimensione intima che mi avvicinava all’infinito.
Questa città continua a stupirmi e continua a regalarmi emozioni che credevo sopite.

martedì 3 marzo 2009

Cieli grigi

Tutto è tornato grigio.
Non ho avuto nemmeno il tempo di godermi il tepore primaverile di sabato che già il freddo è ritornato.
La cosa che inizia a mancarmi piú è la luce, i raggi di sole che colorano ogni cosa.
Oggi neppure io ho colore.
Sono grigia come questo cielo.

Vorrei sotterrarmi sotto il pimone e tornare fuori in aprile.
Vorrei la testa libera da tutti i pensieri, da tutte le responsabilità; da tutti quei nodi da sciogliere; da tutte le decisioni da prendere.

Vorrei andare a mare. Vorrei nuotare al largo. Vorrei stare seduta sugli scogli ed essere riempita solo dalla musica e dall’odore delle onde. Vorrei stare con i capelli bagnati di acqua e sale sulla sabbia bollente. Vorrei essere tutta sporca e incrostata.
Sentirmi leggera leggera.
Il giallo e il blu. Niente altro.

venerdì 27 febbraio 2009

Il bue che dice cornuto all'asino


Notizia: “Uno svizzero su due ha paura degli stranieri”

Ho capito bene?

La Svizzera ha una popolazione che per il 22% circa è composta da immigrati legalmente residenti.
È una nazione (in realtà non so nemmeno se definirla tale) costruita da mani straniere, arricchitasi grazie al lavoro degli stranieri.
Ed ora che mi vengono a dire? Che hanno paura di noi?

I cantoni piú ricchi sono quelli verso i confini: lí il contributo degli immigrati, e dei cosiddetti frontalieri, è il maggiore.
La loro banche sono pozzi senza fondo dove i ricchi “immigrati”, o meglio gli “scappati”, depositano i loro tesori, anche di dubbia provenienza. Se non fossero dubbi, non verrebbero mica a nasconderli qui.
Ma quegli stranieri lí, sí che sono amati, sí che sono protetti.

E mio nonno, che è venuto a lavorare come un asino nelle vostre cave?
E tutti i nostri nonni o i nostri padri, ammassati come le bestie dentro capanne sotto la neve, che si sono spaccati le ossa per costruire strade e gallerie sotto le vostre belle montagne?
Ed i miei conterranei, che tutti gli anni vengono a pulire le vostre centrali nucleari e a prendersi un pó di radiazioni ... che non si sa mai che la storia dell’uomo ragno sia vera.
E tutti gli altri immigrati che vi servono nei ristoranti e che vi tengono le strade pulite, cosicché possiate sempre dire: “Ah, la Svizzera, che paese pulito e preciso!”
Ed io? Io che con un contratto di stage per un’organizzazione internazionale non posso nemmeno affitarmi una casa, ma al massimo un misero posto letto che mi fate pagare con il sangue. Non sono nemmeno degna di aprire un conto in banca, non li volete i miei quattro spiccioli onesti.
No, voi avete paura di noi, ed avete anche il coraggio di metterlo in prima pagina sul giornale!

La Svizzera è un paese escludente, costruito sulle spalle degli esclusi.
Gli svizzeri sono gente di merda, con le tasche piene e l’anima vuota.
Se non fosse stato per gli stranieri la Svizzera non sarebbe niente.
Se non fosse stato per gli stranieri gli svizzeri sarebbero rimasti dei montanari e dei pecorai.
E forse tuttora lo sono!

lunedì 23 febbraio 2009

Il vagabondo

Ero alla finestra, mentre sistemavo con cura i tulipani nel vaso di vetro, al centro del davanzale. Da dietro le tende rosse ho visto un vagabondo, con un pesante bagaglio sulle spalle, aprire il cancelletto del giardino e affondare gli scarponi nella spessa neve del vialetto del mio hotel. Mi sono diretta alla porta per accoglierlo. Vedendomi si è stupito; mi ha chiesto se fossi una strega, di quelle che sentono l’odore degli stranieri da lontano. Ho sorriso. L’ho fatto entrare e l’ho accompagnato sul divano di fronte al camino.
Era visibilmente stanco e infreddolito. Gli ho tolto le scarpe e ho appoggiato i suoi piedi su un grande cuscino, cosí che il calore del fuoco potesse scaldarli.
L’ho lasciato qualche minuto per andare a prendere una bottiglia di vino in cantina.
Quando sono tornata era alla finestra ad ammirare il manto bianco che copriva tutta la campagna.
“Hai una stanza libera per qualche notte?”
“Ho stanze libere per tutto il tempo che vuoi. Nessuno abbandona questo hotel prima del tempo necessario.”
Non ha risposto e, con una smorfia compiaciuta, ha preso il bicchiere di vino che gli stavo porgendo.
Abbiamo parlato a lungo, fino a che non si è addormentato sul divano.
È stato un lungo ed interessante soggiorno il suo.
Siamo rimasti entrambi soddisfatti.
Quando è andato via mi ha avvolto la sua sciarpa attorno al collo. Protezione e conforto.
Quando è andato via, gli ho asciugato le lacrime con un fazzoletto di lino, su cui avevo ricamato un mazzo di tulipani.
L’ha preso, stringendolo forte in un pugno, e l’ha portato via con sé.
Non ritornerà.

venerdì 20 febbraio 2009

Mamma mia che paura!

Oggi ho ricevuto la seguante e-mail:

"Non ti smentisci mai, vuoi essere sempre superiore a tutti. Pensi di essere superiore a me? Cara la mia ... devi capire ancora tante cose di come sono fatte le persone e forse cercare di essere diversa. Non hai capito proprio nulla. Io non ho problemi con te e nemmeno con il fatto che tu stia con lui. Ti ripeto, è capitato più di una volta che ci siamo trovate nello stesso posto e non è stato bello. Ma questo non mi sconvolge la vita. I rapporti tra di noi non sono così felici. Anzi direi che non ce ne sono. Ma forse è giusto così! Non siamo mai state molto amiche a parte tanti tanti anni fa. Però credo che ora la cosa sia andata anche oltre. Il tuo modo di fare nei miei confronti non mi piace, mi metti in soggezione.
Sai, se tante persone la pensano come me forse è perchè tu fai questa impressione.
Ti auguro tante belle cose.
ciao ..."

Beh, che dire?
La ragazza mi sembra un tantino frustrata e in difficoltà.
Peró è buffa. Mi ha fatto molto ridere.
Non trovate che sia divertente?

NB: Ho dovuto correggere qualche "errorino"... e non perché io sia superiore, ma perché l'italiano è l'italiano!!

... beh forse ... un pochino superiore!!!

martedì 17 febbraio 2009

Ahi dura terra perché non ti apristi?

Oggi volevo parlare della mia esperienza da “profuga” nella simulazione che la mia organizzazione ha preparato la settimana scorsa, ma gli eventi si sono rincorsi e ora mi ritrovo in un baratro emotivo.

Nella vita capita spesso di subire ingiustizie. C’è sempre qualcuno pronto a metterti i bastoni fra le ruote. Mi è già successo e ne sono uscita indenne.
Poche volte, peró, mi sono imbattuta in persone che, forti della loro posizione sovraordinata, hanno preso a torturarmi psicologicamente per distruggere la fiducia che ripongo in me stessa e nelle mie potenzialità.
Da un minuto all’altro mi sono ritrovata in preda al panico e a quella devastante sensazione di debolezza fisica che sono solita provare nei momenti di piú grande difficoltà.
Sono stata sull’orlo dello svenimento.
Ma non ho pianto. Certo non "in pubblico".
Ho pianto da sola, in silenzio, rinchiusa nel bagno, pensando alla via piú facile per fuggire, abbandonare tutto e ritirarmi sulla cima di una montagna, in una masseria isolata. Sola con me stessa.
Non sono scappata, peró, e non scapperó. Porteró a termine il mio lavoro con dignità e lo faró al meglio, come ho sempre fatto.
Sono pronta a farmi uccidere. Apriró anche le braccia.
E dopo morta saró pronta per rinascere dalle mie ceneri. Da qualche altra parte, con qualcunaltro, in un altro tempo.
Ma che lo tenga bene a mente: chi non ha niente da perdere non ha neanche niente da regalare.
Amen.

martedì 10 febbraio 2009

Patate


Ho raccolto patate.
Ho affondato le mani nella terra. Inginocchiata, ho scavato con vigore, mentre le zolle secche si frantumavano e scivolavano tra le mie dita.
Mi sono sporcata le gambe e la faccia.
Ho riempito il paniere e, con un fiore tra i capelli, sono tornata a casa.


Lui era sulla porta ad attendermi. Ha respirato il mio odore di erba e terra.
Mi ha stretto i fianchi, e mi ha amato.
Il paniere si è rovesciato e noi, distesi tra le patate, abbiamo celebrato la natura.

venerdì 6 febbraio 2009

È arrivata la pioggia. Inaspettatamente.
La nebbia è calata sulla città e la neve ha iniziato a sciogliersi.
Con essa il mio buon umore.
E non è per il tempo grigio o per l’aria fredda. Ma perché è venerdí, e come tutti i venerdí mi incupisco e mi imbroncio.
Il malumore accompagna i miei fine settimana.
Forse è solo un effetto della stanchezza accumulata e dello stress.
Forse è la mia intricata essenza. Intricata e complessa. Percezioni multiple che mi fanno vivere al contrario.
Cosí non sono mai al passo, mai coordinata con il mondo che mi circonda.
Diversa e disadattata.
Camminando nella pioggia.

mercoledì 4 febbraio 2009

Risvegli

(Ginevra e i suoi tetti)

Un buon risveglio è nell’odore del pane caldo e dei croissant appena sfornati. È nell’aria fredda e pulita emanata dal cielo terso.
Un buon risveglio sono le vette innevate che ti circondano come in un abbraccio. È il timido sole che riflette su di esse. È nei tetti degli antichi palazzi, che respirano attraverso i loro comignoli fumanti.
È una tazzona di caffè caldo tenuta tra le mani.
Un buon risveglio è il pensiero della vita, e di tutte quelle anime vaganti che la popolano.


Buon risveglio a tutti noi, bruchi pronti a trasformarci in farfalle.

lunedì 2 febbraio 2009

Un due tre ... Hotel

Dopo un mese e mezzo di assenza, finalmente ritorno nel mio piccolo hotel.
In questi giorni di chiusura apparente, mi sono rintanata in un mondo fatto solo di silenzio, buon vino, e qualche intimo amico.
Lontana da tutto. Lontana da internet e cellulare. In un mondo che va piano e che lascia scorrere la vita senza scandirla.
Senza tempo né fretta.

Io e le mille altre me hanno vissuto senza limiti né pudore.
Ho goduto e fatto godere.
Il freddo, la guerra, la fame: nulla di ció è esistito.
Esitevo io, le mie voglie, i miei desideri e il mio amore.
Ho dato e ho preso. Mi sono riempita.
Fino a che i bordi del mio vaso non hanno iniziato a gocciolare.

Ora sono pronta a riprendere il mio viaggio. Sono pronta a far ripartire l’orologio. Pronta a rifare le camere di questi albergo, per i vagabondi bisognosi di un letto su cui far riposare le loro ossa, o di un focolare che li ritempri, in compagnia di qualcuno che offra loro del vino rosso.

Un, due, tre ... Hotel.