venerdì 8 maggio 2009

Mio nonno

Mio nonno materno è morto quando io avevo tre anni. Non ho quasi nessun ricordo di lui e, di questi, molti sono ricordi indotti dai racconti delle persone che lo hanno conosciuto.
Mio nonno era una persona integerrima e rispettata. Lavorò tutta la sua vita in Svizzera, in Ticino, nelle cave di pietra che ancora oggi si vedono percorrendo le strade della regione.
In quei luoghi ci sono ancora persone che si ricordano di lui.

Sono stata in Ticino lo scorso fine settimana. Per la prima volta qualcuno che non fosse legato alla mia famiglia, mi ha parlato di lui e mi ha raccontato episodi della sua vita in Svizzera. È stato come spalancare la porta di una camera tenuta chiusa per troppo tempo.
Ora sono felice e curiosa di scoprire mio nonno; ho sete di nuove storie e nuovi aneddoti, per cercare di ricostruire la sua figura a tuttotondo.

È un vuoto che ho sempre sentito.
Quando ero bambina tutti mi raccontavano la sua adorazione per me. Così io spesso andavo sulla sua tomba a parlargli di me: dei miei primi amori, di quanto fossi brava a scuola; cercavo di immaginarlo fiero di me.
Poi è arrivato il periodo dell'adolescenza: i problemi, le trasgressioni, le delusioni date ai miei genitori.
E una notte lo sognai, per la prima volta nella mia vita.
Il suo sguardo era di disapprovazione; scuoteva la testa e mi guardava con rammarico.
Fu orribile: mi sentii così colpevole e triste. Piansi moltissimo, credendo di averlo deluso.

Ed oggi, invece, sento la gioia di avere trovato una nuova chiave di lettura per conoscere meglio mio nonno. Sento la gioia di essere individuata non come la figlia di, ma come la nipote di, ed essere rispettata perché tale.
Che incontenibile felicità.

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