venerdì 12 dicembre 2008

... infine, la primavera

(photo.net)


Dopo due giorni di neve incessante, che ha ricoperto tutta la città, rendendola ancora piú bella, oggi il sole è apparso, con una forza ed una luce che sembrava fosse primavera. Sarà che in ufficio fa un caldo che sembra di stare alle Bahams!

Cosí ho aperto la finestra ed insieme all’aria è entrato un MOSCONE!
Si, proprio un moscone!
Ora, lo so che in Svizzera tutto è strano, ma con il freddo che fa fuori non mi sembra tanto normale che è bastata una giornata di sole per far “rinascere” la natura.

Non mi piacciono gli insetti.
Ma quando ho visto quel coso volare nell’ufficio e sbattere contro i vetri della finestra per tentare di uscire, ho sorriso. Era divertente.

Tutto quel risplendere mi ha rallegrato. Ed anche ora che il buio è calato, mi sento di buon umore.

Sí, di sicuro è stato il sole...
O forse il fatto che oggi è il mio ultimo giorno di lavoro, prima dell ferie di Natale, prolungate fino al 15 gennaio.
Chissà?

Buona primavera a tutti!

mercoledì 10 dicembre 2008

Let it snow

(foto da: geocities)


Finalmente nevica!
Nei giorni scorsi mi era venuto un dubbio: perché a Ginevra non nevica?
Ma siamo o non siamo in Svizzera?
In Svizzera c’è la neve, sennó che Svizzera è?


Ed oggi le mie preghiere sono state esaudite!
Tutto è bianco. Tutto è ricoperto.
E la neve non smette di cadere.
Che bello.


Io adoro la neve, ma quando è neve “vera” e non quando è solo una spolverata leggera, che si trasforma subito in pozzanghere e fango.
Ah, che soddisfazione!


Dai, giochiamo a palle di neve?

venerdì 5 dicembre 2008

Il lusso imbarazzante


Ho visto cose che voi umani….
Ieri sera sono uscita con Nohad.
L’ho accompagnata in centro a fare un pó di shopping.
Non avevo mai visto un decoro natalizio tanto bello, in nessuna città in cui ho vissuto o che ho visitato.
Ginevra è meravigliosa. Ed in questo periodo lo è ancora di piú.
Ma non è questa la ragione che mi spinge a scrivere questo post.
La ragione sono i diamanti!
Dal momento che Nohad ha lavorato nel campo della gioielleria per tutta la sua vita ed ha un tenore di vita decisamente diverso dal mio, mi ha condotto nella “via dell’oro”, come la chiamo io: la via in cui si concentrano molte delle gioiellerie di Ginevra.
Non doveva acquistare gioielli, voleva solo mostrarmi i diamanti piú belli del mondo.
E lo ha fatto.
Metri di vetrina super protetta da cui apparivano collane, orecchini, bracciali e anelli tempestati di diamanti.
Io non è che sono tanto abituata a vedere diamanti, ma poi, dei diamanti cosí...
Mi sono imbarazzata.
Brillavano come tante lampadine. Ed erano grandi come tante lampadine.
Non ero a mio agio davanti a tutta quella bellezza e quel lusso. Ero agitata.
Credo di essere pure arrossita.
Non sono una fan dei gioielli; quei pochissimi che ho sono dei regali, e per giunta li metto rarissime volte.
E ieri sera quelle pietre mi hanno sconvolto.
Non voglio piú ritornare lí. Non voglio piú rivederli. Non è il mio mondo, e il fatto che io mi sia imbarazzata cosí tanto mi turba.
Cosí ci siamo allontanate, tra altre vetrine e altri gioielli.
Abbiamo camminato costeggiando tutte le boutique di alta moda. Tutto era cosí bello; tutto cosí evanescente.

Allora l’ho potrata da H&M: per ripicca o per vendetta ho comprato un cappello e una gonna. Costo totale: 30 franchi (20 euro).
E sono tornata a casa piú allegra che mai!

mercoledì 3 dicembre 2008

Addio Pas




Sono dovute passare due settimane.
Ma ancora non ho metabolizzato.
Sono lontana, sarà forse quello che non mi fa realizzare.
Sarà forse quello che intimamente mi fa credere che al mio rientro ti rivedró, ti ritroveró.
Ma non sarà cosí.



Te ne sei andato di giovedí.
Non hai avvisato nessuno.
Nessuno era preparato.
I vecchi muoino, non tu.
Non era ancora il tuo tempo, non poteva esserlo.
Invece ci hai lasciato. Senza salutarci. Senza chiedere aiuto.
Forse nessuno ti ha mai aiutato davvero, neanche noi con cui dividevi il tuo tempo e la tua musica.



“E quando Angela ha chiesto di baciare mai nessuno di noi mai nessuno le prestato le labbra”.



Questa peró non è una giustificazione. Non dovevi lasciare cosí presto questa vita, anche se è stata molto crudele con te.
La “papera dai pieri chiatti” si è sbagliata, non doveva arrivare ora, non doveva.
Ci deve essere stato un errore, uno sbaglio nel “sistema”.
Ma in fondo tu lo sapevi già. Il sistema è cosí: ineluttabile ed ingiusto.
Ed ha inghiottito la persona sbagliata.



Tu sensibile e delicato.
Tu intelligente e saggio.
Tu portiere di notte.
Tu che hai atteso tutta la breve vita che lei, “cosí bella, e quasi sempre bionda”, ritornasse da te.
Tu che amavi senza chiedere nulla in cambio.
Tu, che la vita ti ha amato poco.
Tu che hai regalato gioia e allegria a tutti coloro che hanno incrociato la tua strada.
Tu, che anche se non lo sapevi, ti abbiamo amato tutti.
Tu, buono e docile.
Tu gigante.
Tu bambino.



Tu, che il mondo intero è crollato quando il tuo respiro si è fermato.



Ora arriva il tuo compleanno e non potrai offrire da bere a nessuno.
Ora arriva il tuo compleanno e noi non potremo festeggiarlo con te.
Ora arriva Natale e non potrai dedicare una canzone a nessuno.
Ora arriva Natale e non potremo ascoltare la tua voce.



Quando arrivavi e urlavi “cantammu”.
Quando sbattevi i piedi e le mani per accompagnare la musica che avevi dentro.
Tu eri la nostra musica.



Il vuoto che hai lasciato è immenso.
Nessun suono sarà gradevole d’ora in poi.
Perchè non ci sei piú tu ad emetterlo.



“Ti ricordi quei giorni, uscimmo dopo le canzoni, per camminare piano”.



Pas, non dovevi andare via.
Avresti dovuto scegliere la vita, ancora una volta.



“E quando Angela ha chiesto di morire, mai nessuno di noi, mai nessuno le prestato un pugnale”.



Addio Pas.

lunedì 1 dicembre 2008

L'albero di Natale

Natale si avvicina.
Qui a Ginevra hanno iniziato ad addobbare la città già all’inizio di Novembre e a fine Ottobre già mandavano a casa i cataloghi natalizi.
Ma si sa, in Svizzera sono precisi e puntuali. Giocano d’anticipo per spaccare il nanosecondo.

Non nascondo peró che io abbia vissuto un certo disagio: non mi era mai capitato di vedere i primi negozi addobbati nel giorno del mio compleanno (28 ottobre).
Ma il caos natalizio si è scatenato dopo la festa di Tutti i Santi, che qui è, naturalmente, Halloweeen. Da domenica 2 novembre i negozi si sono riempiti di palle, palline, neve finta, luci e fiocchi rossi. E nelle strade sono comparsi i primi (poveri) babbi natale con i loro carrettini e le loro campanelle ad allietare i passanti.
Svizzeri: strana gente.

Ed in tutto questo prematuro spirito natalizio ho ricordato con nostalgia quello che per me davvero rappresenta il Natale. Non questa corsa pazza all’addobbo, che brucia i tempi e, con essi, la gioia dell’attesa.
In un mondo in cui si vuole tutto e subito, io rimango aggrappata al ricordo del gusto agro-dolce della pazienza; la pazienza che ci faceva bramare l’arrivo dell’8 dicembre, giorno in cui mamma tira fuori tutti gli addobbi e inizia a decorare il nostro albero di Natale.

L’albero di mamma è sempre stato l’albero piú bello del mondo, a memoria d’uomo.
Nessuna casa ha mai avuto albero piú bello.
È un albero vivo. È un albero che racconta la storia della nostra casa e della nostra famiglia.
Mio fratello dice che ha anche un nome: UGO!
Ci sono addobbi che risalgono all’epoca di Tutancamon e ogni anno compare un pezzo in piú. È come un baule in cui le cose nuove si aggiungono ai vecchi ricordi, ed ogni pezzo racconta un’emozione vissuta.

Penso ai pacchitti regalo da usare come decoro che mia madre, tanto tempo fa, ha fatto con le scatoline delle medicine scadute, e a tutto il tempo che lei ha impiegato per impacchettarle alla perfezione.
Penso a quella specie di cerbiatto rosa/fucsia che ha deve avere piú anni di me e che ancora campeggia sul nostro albero.
Penso a quella macchinina decappottabile in rame con le pigne dentro, e a quella palla ovale bordata di velluto, “con cui giocavano i bambini alla corte della regina Vittoria”.
Penso alle luci a forma di Calimero, fulminate e conservate per anni.
... Poi sono arrivate le stelline dorate.

Mia madre è sempre stata l’architetto e il manovale, e ha sempre fatto l’albero ripetendo un rito sacro che si rinnova nel tempo.

Da un pó di anni abbiamo un abete finto che peró sembra vero... meraviglioso.
Con tutti quei cazzo di ramoni e rametti da aprire tutte le sante volte.
L’apertura dei rami non ce la siamo mai scampata, almeno quando noi, figli emigrati, eravamo nei paraggi.
Ma tanti tanti anni fa, nella notte dei tempi, andavamo nei boschi a prendere i ginepri.
Mai scorderó la felicità di quando tutti insieme partivamo per la missione “cerca il ginepro con la forma piú bella”. Era cosí entusiasmante, soprattutto per noi, bambini. Giravamo e giravamo tra le monrtagne finché il “nostro albero” non compariva e mamma e papá, come provetti boscaioli, lo buttavano giú e lo caricavano in macchina.
Quanti aghi per terra a gennaio.
Ma soprattutto quante volte noi piccoli abbiamo rischiato di lasciarci un occhio, quando tutti e tre (Matteo ancora non era nato), giocando, ci andavamo a sbattere contro.

Poi è arrivato l’abete vero....ottanta quintali di morbidezza.
Lo lasciavamo per tutto l’anno in giardino, nel suo immenso vaso di “cemento” bianco, e l’8 dicembre lo portavamo in casa per addobbarlo.
Ogni volta mia madre rischiava l’ernia per trascinarlo dentro; senza contare l’operazione “gira il vaso”, per ruotare l’albero fino a che non trovavamo il suo “profilo migliore”.

Fino a che non c’è stata la svolta ecologista dell’abete finto, che pur avendo quei rami “cosí” ha risolto tutti i nostri problemi di aghi a terra e soprattutto di “incolumità oculare”!

Il nostro albero è sempre stato in un angolo specifico della casa, lí dove un tempo c’era la kenzia, che ad ogni Natale era un casino perché non sapevamo mai dove parcheggiarla.
Lí all’ingresso, dove c’è la finestra. Mio fretello dice che sembra di entrere allo Space di Ibiza, “ma senza buttafuori”.
Tutte le persone che passano in strada possono ammirare l’abero piú bello del mondo; ma sempre come dice mio fratello “non hanno il permesso di entrare allo Space di Ibiza senza buttafuori”.

L’albero è sempre lí, che aspetta noi emigrati.
E ci accoglie a casa.
Finalmente.

venerdì 28 novembre 2008

Il gigante e la bambina


Elio e Viola.
L'amore in un respiro.

giovedì 20 novembre 2008

To be or not to be...Facebook o non Facebook

Facebook o non Facebook?

Anche Fish&Chips mi aveva avvisato a suo tempo, ma io non gli avevo creduto!

Non ho mai voluto aprire un account Facebook; qualche anno fa era troppo di moda, ed io, si sa, le mode proprio non riesco a tollerarle.
Ma ora, credo davvero di essere rimasta l’unica persona sulla faccia della terra a non avere Facebook.
Non si tratta piú di essere “in” o “out”: qui iniziamo a parlare di sopravvivenza!
Da quando ho iniziato a conoscere un pó di gente a Ginevra, la prima cosa che mi sono sempre sentita chiedere è con quale nome mi si potesse trovare in Facebook.
Me lo hanno chiesto proprio tutti.
Mi hanno persino avvisato che senza Facebook è piú difficile essere al corrente di tutti gli eventi, le feste, gli incontri e le semplici uscite “in scioltezza” che si organizzano qui.
Pensare che io, credendo di fare la moderna, mi sono iscritta pure ad un forum/chat dove si incontrano tutti gli “espatriati” presenti a Ginevra.
Ero sicura che fosse piú che sufficiente ... invece no: senza Facebook sono fuori comunque.

Merda, non avrei mai creduto di poter sentirmi obsoleta un giorno.
Eppure mio fratello Luca me lo disse che avevo, credo, 17 anni.
Mi disse: “Madonna Chià! E come sei ANTICA”.
Antica a me?...Antica a me?
Rimasi sconvolta e anche molto offesa. Offesa nell’orgoglio di ragazza piena di energia che sentiva di avere il mondo in mano e poterlo dominare a suo piacimento!

Ma oggi...oggi è tutto diverso.
Il mondo è sempre piú nelle mie mani, nel senso che sono diventata sicura di me e della mia vita; nel senso che sto bene con il mio corpo e con la mia mente; nel senso che oramai mi sento una donna.
Peró...non c’ho Facebook e quindi antica lo sono davvero ora!

Questa nuova verità mi ha stravolto, e venuta persino la voglia di farmelo sto benedetto account, tanto in fondo ce l’ha pure Veltroni!!!
Perchè mai dovrei perdere di personalità?
O no?

Mah, non lo so. Forse rimango fedele alla linea e, quindi senza amici, senza feste, senza incontri e senza uscite “in scioltezza”.
Oppure gli amici me li faccio ugulamente, senza Facebook.
E poi, pensandoci bene senza Facebook evito pure di incontrare tutte quelle vecchie conoscenze che sarebbe meglio lasciare dove sono: nel passato remoto!

To be or not to be.
To Facebook or not to Facebook.
That is the question.

martedì 18 novembre 2008

... Ma la notte


(De Lempicka, "Donna che dorme")



È da qualche giorno oramai che dormo male.
Continuo a fare sogni strani; talvolta sono dei veri e propri incubi.
Sogno persone che muoiono e sogno di essere arrabbiata (ma proprio tanto) con le persone che amo di piú in assoluto.
La cosa strana è non sogno mai il motivo di questa mia rabbia e rancore.
Semplicemente sogno di non voler parlare con loro, di voler stare alla larga da tutti.
La mattina, quando mi sveglio, ricordo perfettamente i sentimenti di repulsione che provo durante il sonno e mi stupisco di come queste sensazioni siano cosí forti, tanto da rasentare l’odio.
Mi sto preoccupando, perché ció che provo nella vita reale e diagonalmente opposto da ció che sogno di provare.
La notte sono inviperita; inviperita davvero.
E ogni notte il soggetto cambia.


Non è che sto diventando matta?
E perché allora?


C’è qualche psichiatra alla lettura?
Help
Help

giovedì 13 novembre 2008

Le Palais des Nations

Ogni giorno mi riprometto di dedicare quelche minuto al blog, ma poi, per un motivo o per un altro, mi ritrovo a rimadare.
In realtà sto lavorando molto e la sera finisco sempre cosí tardi che la voglia di rimanere in ufficio per scrivere un bel post non mi viene proprio.
Oggi peró sono le cinque e mezza e stranamente ho finito le cose importanti da fare.
Posso scrivere. Solo un pó, ma posso.

Avrei tante di quelle cose da raccontare che dovrei rimanere seduta qui per almeno due ore, se mi mettessi a raccontare tutte le cose che ho vissuto in questi giorni.

La cosa piú importante che mi sia successa nell’ultima settimana, peró, oltre al fatto di essermi trasferita nel nuovo appartamento, è che l’altro giorno sono andata finalmente al Palazzo delle Nazioni Unite.
Quello che si vede sempre in televisione con il viale pieno di bandiere; quello dove fanno le riunioni tutti i personaggioni che governano il mondo; insomma quello.
Quando l’ho raccontato, tutti mi hanno detto: “Ah, il Palazzo di Vetro!”.
Beh, no, quello sta a New York, che non è proprio dietro l’angolo.
Quello di Ginevra si chiama Palais des Nations (fantasiosi!) ed io ci sono andata per fare delle ricerche nella loro super-mega-biblioteca.
Ma andiamo per ordine.

Io, il Palais des Nation, l’avevo visto solo in TV, avevo studiato all’università la miriade di vertici storici che si erano tenuti nelle sue stanze. E l’ho sempre sognato.
Da quando lavoro qui , poi, l’ho visto tutte le mattine dai finestrini del mio autobus, che transita proprio lí davanti.
Solo che, peró, non è che lo vedessi proprio benissimo, visti gli alberi e quelle cazzo di bandiere davanti.

Comunque.
Era finalmente arrivato il giorno della conquista: sarei entrata nel Palais des Nations con il mio fighissimo badge e tutti mi avrebbero sorriso e trattato come una di loro.

Scesa dal’autobus, mi sentivo proprio emozionata: il cuore mi pulsava forte e sentivo tutti i nervi tesi.
Mentre mi avvicinavo fissavo con soddisfazione il cancello che mi avrebbe fatto accedere al paradiso.
Una volta lí, dovevo superare solo il controllo della sicurezza. Ho sfoderato il mio fighissimo badge, ho sorriso e sono entrata.
Che emozione, mi sentivo una bambina in gita!

Piano piano mi sono incamminata nel viale e devo dire che quelle cazzo di bandiere mi hanno proprio suggestionato: era il mio percorso di iniziazione.
Piú camminavo, piú il Palazzo si mostarva ai miei occhi, immenso e sovrastante.
Fino a che non sono entrata nel grande cortile.

Nella pace e nel silenzio piú assoluto, mi sono guardata bene attorno e ... in realtà 'sto Palazzo non è che mi piacesse poi molto.
La cosa che mi è balzata subito agli occhi è stata lo stile austeramente neoclassico della costruzione che, piú che il Palazzo delle Nazioni Unite, mi sembrava un monumento fa(s)cista!
Cosí, è iniziata a montare in me un pó di delusione. Quello stile architettonico non mi faceva (non mi fa) per niente impazzire.

Ma il mio scopo era un altro: espugnare la biblioteca, su cui tutti mi avevano raccontato meraviglie.
Dopo varie peripezie, tra cui anche una mezza litigata con una guardia (della serie: riesco a litigare con tutti, persino al Palais des Nations!!), riesco finalmete a trovare la biblioteca.
Devo dire: uno spettacolo, specialmente le tantissime sale di lettura che si affacciano sul meraviglioso parco che circonda il Palazzo; parco che, a sua volta, si appoggia sul bellissimo lago Léman.
Era una giornata soleggiata e lo sceniario che si spalancava al di là delle immense finestre della biblioteca era incantato.
Mi sono goduta questa bella sensazione di pienezza e appagatezza e ho continuato a cercare i documenti di cui avevo bisogno.

Diciamo che in realtà questa appagatezza era comunque disturbata dal quintale e mezzo di roba che avevo in braccio: cappotto, sciarpa, cappello, borsa, tre bloc-notes, un borsello con le penne, una trentina di fogli sparsi su cui avevo appuntato i libri e le riviste che cercavo, libri e riviste che avevo preso, fotocopie di libri e riviste che avevo consultato...
Sembravo un “ciuccio da fatica”. Ovunque e comunque mi muovessi facevo rumore, mi cadeva qualcosa o inciampavo da qualche parte.
Niente peró a confronto della tragedia che mi si stava preparando.

Mentre ero pesantemente intenta a consultare dei libri da uno scaffale, arriva, inaspettato, un incredibile, un diabolico, un paralizzante e, aggiungerei, terrorizzante mal di pancia.
Non riuscivo piú a muovermi, non riuscivo piú a pensare, ero totalmente bloccata dal dolore.

Era un attacco di DIARREA ACUTA!!!!!!!!!!!!!
(E pensare che io sono pure stitica!!)

Comunque, ho iniziato a temere per la mia dignità e per la mia vita.
Sudavo a freddo e sentivo che se non mi fossi mossa subito avrei potuto licenziarmi, ma non dal lavoro ... ma dalla mia esistenza!
Con tutta quella cavolo di roba in mano tentavo di muovermi il piú velocemente possibile per cercare un santissimo bagno. Ma piú volevo andare svelta piú sembravo un elefante con gli spasmi!
Una tragedia.
Alla fine non so come (non ero piú molto lucida) sono riuscita a trovare il bagno e ... il resto è storia.

Vorrei solo aggiugere che sono rimasta chiusa lí per un’oretta, troppa era la vergogna che provavo. E per inciso il bagno era al piano terra con le finestre spalancate sul parco, e ho detto tutto.

Che dire di piú. La prima cosa che ho pensato appena uscita?
IL PALAZZO DELLE NAZIONI UNITE FA CAGARE!!!

mercoledì 5 novembre 2008

Yes, we can!


Congratulazioni e buon lavoro PRESIDENTE OBAMA!

lunedì 3 novembre 2008

L'appartamento ginevrino

Finalmente ho trovato casa!!!!!

In verità non è una casa, ma è una stanza in una casa.
Beh, la casa è in realtà un appartamento.
Ero alla ricerca disperata di un luogo da condividere con il mio ragazzo che presto mi raggiungerà, e invece ho trovato una stanza in un appartamento da condividere con una signora.

Potrebbe sembrare triste; e potrebbe sembrare anche strano il fatto che io abbia accettato. Ma ad essere sincera è la cosa migliore che potesse capitarmi.
Il quartiere è a dir poco bellissimo: è nella parte alta di Ginevra e ci si arriva seguendo una lunga strada assai pittoresca.
Fino ad arrivare lí, dove i palazzi sono antichi e le vie hanno tutte il nome di libri e opere di Rousseau.
Il giorno in cui sono andata a visitarlo, ero alquanto scettica. Ma la vista che mi si prospettava dai finestrini dell’autobus cominciava a farmi salire una strana adrenalina.

Arrivata nella via giusta mi sono avviata verso il numero civico in questione e, per non smentirmi ... ho sbagliato palazzo!
Ho provato ad entrare dal portone d’ingresso utilizzando in codice che la signora mi aveva dato, ma il codice non funzionava.
Avrei dovuto capire che forse era il portone sbagliato ... ma ho pensato: “Avró sbagliato a scrivere il codice quando le signora me lo dettava”.
... A telefono, in francese ... il dubbio l’avrebbero avuto tutti, no?!
Beh, forse no, ma non importa.

Il fato ha voluto che uscissero due ragazzi mentre io cercavo di fare la disinvolta con un codice sbagliato, tanto per non passare per ladra (chi non conoscesse la polizia svizzera si andasse ad informare!!!). Loro mi hanno gentilmente tenuto aperta la porta, ed io sono finalmente riuscita ad aprire il Sesamo.
Sempre con il mio bigliettino in mano, contenente tutte le preziosissime coordinate, sono salita al sesto (ed ultimo) piano.
Ora peró sul magico biglietto c’era scritto “sesto a destra” e, uscita dall’ascensore, a destra mi sono ritrovata davanti due porte.
Per evitare ulteriori figure compromettenti, ho preso coraggio e ho deciso di chiamare nuovamente la padrona di casa.
“Buongiorno signora Nohad, sono Chiara, sono arrivata al sesto piano ma, sa, non so qual’è la porta giusta”. E lei mi fa: “Quella a destra Chiara, ma non preoccuparti, ora vengo ad aprirti”.
Il problema è che nessuno ha aperto, nessun rumore di chiave si é sentito, né rumore di passi.
Dopo un minuto o giú di lí, sento il telefono squillare.
“Chiara dove sei? Io ho aperto la porta, ma non ti vedo! Sei forse scappata via?”
Ed io, che già avevo iniziato a realizzare qualcosa, dico: “Ma come, io sono qui al sesto piano, ferma davanti all’ascensore ... Ehm sí, forse, signora ho sbagliato ... Oddio, mi scusi, mi sa che ho sbagliato palazzo”
Lei con estrema dolcezza mi dice: “Dai vieni, scendo e ti aspetto davanti al portone”.
Non dico il grado di vergogna che ho provato. Sicuramente lei avrà pensato: “Bene, la scema di turno è venuta a farci visita”.
Caliamo un velo pietoso.

Comunque alla fine ce l’ho fatta: sono arrivata a destinazione e finalmente sono riuscita a vedere l’appartamento.
Lei una bella signora cinquantenne, elegante e dolcissima, mi ha fatto entrare e mi ha accolto con Leonard Cohen come musica di sottofondo ... e ho detto tutto.
Poi mi ha fatto accomodare sul suo bel divano e mi ha offerto un caffé.
Cosí ha iniziato a parlarmi della sua vita a Parigi (no dico capito? Ho detto Parigi!) e del suo lavoro nel campo della gioielleria.

Ora chi mi conoscebene lo sa: appena dalla sua bocca è fuoriuscita la parola Parigi, mi sono arrivate le palpitazioni.
E abbiamo iniziato a parlare, parlare, parlare e ancora parlare.
Adoro quella donna, adoro la sua cultura, adoro la sua intelligenza e adoro il suo stile di vita.
Non vedo l’ora di trasferirmi da lei e di iniziare questa bella amicizia.
Finalmente avró qualcuno con cui condividere la mia vita qui a Ginevra; qualcuno che sia in grado di ascoltare. E capire.

Cosí, con il cuore gonfio di gioia mi sono regalata un pomeriggio in centro, nelle vie dello shopping.
I piú già sanno della mia prima avventura nelle vie dello shopping ginevrino (leggi qui). Ma questa volta è andata meglio: mi sono comprata un pigiama! (Della serie: ho portato un cocomero ... citazione doc!)

Ma la cosa piú entusiasmante in assoluto, peró, è stata quando, con il calar della sera (e con la chiusura dei negozi) mi sono incamminata verso casa Soprano e sono passata sul lago.
Non so descrivere la sensazione di pienezza che mi ha dato vedere tutti i moli illuminati, il getto d’acqua che sembrava una cascata di luce e, infine, la città.
Per la prima volta mi sono sentita veramente a Ginevra. Ho sentito l’aria nuova nei miei polmoni. E mi sono emozionata all’idea di essermi trasferita qui.

E’ bello sapere che dopo Seyssel, la mia vita riparte da Ginevra.
E poi non si sa mai...chi puó dirlo che un giorno non faró un altro salto di qualità.
Magari à Paris.

giovedì 30 ottobre 2008

I'M BACK!


Eccomi qui. Sono ritornata.
Dopo un lungo silenzio Lucykaia torna a parlar di sé e delle sue avventure.


Seconda settimana a Ginevra.
Il lavoro va alla grande … il resto un pó meno.


Vogliamo cominciare con la ricerca disperata di un posto dove vivere?
E cominciamo da quello: se credevo che la Francia fosse complicata..non ero mai stata in Svizzera!
Trovare una casa qui è come andare a scalare l’Everest in bikini : una cosa da pazzi!
I prezzi sono altissimi, e nonostante questo tutte gli appartamenti disponibili vanno via in un niente.
L’altro giorno, ad esempio, ho chiamato il miliardesimo numero per l’annuncio di uno studio (monolocale-buco) e il signore che mi ha risposto mi fa: «Eehhhhhhhhh signorina…oramai è molto che non è piú disponibile: l’appartamento l’ho affittato quattro giorni fa!!»
Eeeeeeeeeehhhhhhhhhhh?! Ma come cazzo ragionano gli svizzeri?


La gente in questa città è veramente assetata di alloggi. Il giorno stesso che viene pubblicato un annuncio, l’appartamento in questione trova un affittuario…e i prezzi lievitano.


Io del resto sono pure svantaggiata, visto che, lavorando come tirocinante in un’organizzazione internazionale, non ho nemmeno il permesso di soggiorno, ma una carta di legittimazione che mi scade a dicembre!!
E, a quanto pare, se non hai il permesso di soggiorno di lunga durata..te la scordi la casa.


Cosí non mi resta che provare a trovare qualcosa al confine, in Francia (di nuovo), dove la vita è cara allo stesso modo, i prezzi degli appartamenti sono alle stelle e dove devi pure pagare (tanto) i viaggi per andare a lavorare la mattina!

Ma poi la Frncia oramai la conosciamo tutti… dovró presentare una cinquantina di chili di carte e documenti per poter risultare idonea per l'affitto di una casa (che poi è sempre un buco, non ce lo dimentichiamo).


Ed è in queste ore buie che sento tanta nostalgia dell’Italia, dove i prezzi sono alti, ma almeno non ti fanno tutte queste pippe!!
Ricordo che durante gli anni dell’università ho cambiato casa praticamente ogni anno…e sono riuscita a farlo sempre nel giro di un paio di settimane!

Qui, purtroppo non si vede mai la fine…c’è sempre un problema o un inconveniente a cui porre rimedio !

Poi, in tutto questo sfacelo emotivo, ci sono i Soprano. Come dimenticarli?
E' vero si, mi ospitano ed io li ringrazio…ma non fanno altro che dirmi: «Non ce la farai, non ce la farai». «Sei venuta qui come un’illusa, credevi che fosse tutto facile?»

Tutti i giorni devo subirmi tutte queste belle iniezioni di fiducia e buon umore.


Della serie «Ricordati che devi morire »


Comunque vorrei solo far capire loro che sono venuta qui non come un’illusa, ma come una a cui hanno offerto un eccezionale tirocinio in un’importantissima organizzazione internazionale, a sette mesi dalla laurea, di cui cinque spesi a lavorare in Francia per una rilevante ONG del settore.
Ho sempre vissuto fuori casa, ho sempre lottato e sudato per la mia vita e mi devo sentir dire certe cose da … lasciamo perdere i dettagli và, che è meglio!


Non so se è invidia o altro, fatto sta che è davvero pesante e frustrante.
Ma prima o poi mi riscatteró. Alla faccia di chi mi vuole male!


Alla prossima puntata.

giovedì 9 ottobre 2008

Abemus Lauream


Mia sorella si è laureata!!!!!!!!!!!!!!!

Evviva, Evviva!!!!

Facciamo festa!!!

Auguri Dottoressa!!

...Si' grossa
(Foto: Crissy in attesa della proclamazione!)

venerdì 3 ottobre 2008

Adieu, adieu


Ultimo giorno a Seyssel.
Dopo cinque mesi mi preparo ad andar via.
Lascio tutto, di nuovo, per esplorare nuovi mondi, nuova gente e nuovi lavori.

Un po' mi mancherà. Certo non questo buco di paese; non il mortorio dei week-end; non questo freddo tagliente; non il mio padrone di casa.
Non mi mancheranno tutti i rumorossissimi motorini-moto-scooter che vanno e vengono ad ogni ora del giorno e della notte.
Non mi mancheranno i treni e la ferrovia a pochi metri dalla mia finestra. 
Non mi mancheranno i chilometri fatti a piedi per andare a fare spesa al supermercato. 
Non mi mancherà lo sporco ed il disordine delle mie coinquiline.

Ma mi mancherà questo ufficio e la mia “capa”.
Mi mancheranno i miei amici mangiaformaggio
Mi mancherà tanto Sandrine, che per me è stata amica e sorella. Lei mi ha accolto e mi ha aperto la sua casa, le sue braccia e il suo cuore. Quando l'ho salutata ho pianto. 

Poi mi mancherà essere salutata con “bonjour l'italienne”
Mi mancherà sentire “ciao bèlla”
Mi mancherà dire bonjour e sentirmi rispondere bonsoir. O dire bonsoir ed essere ricambiata con bonjour.

E mi mancherà questo fiume; mi mancherà il suo odore ed il suo rumore. 

Me ne vado, ma non vado lontana. In fondo Ginevra è a soli pochi chilometri da qui!
Non so se tornerò. Forse quando sarò costretta. 
Non sarò contenta di tornare...ma sarò nuovamente triste quando dovrò riandarmene. 
Verrò per i miei amici e questo mi consola. 
Verrò per le grigliate e per le cenette in allegria.
Mi hanno promesso che una camera per dormire è sempre a mia disposizione, perché non approfittarne?

Addio Seyssel. Addio paese dei corvi.
In un modo o nell'altro mi hai aiutato a crescere.




domenica 28 settembre 2008

Lettera

Ho il piacere di ospitare, in questo mio Hotel, una bellissima storia d'amore, scritta da una persona con una grande anima ed un grande talento.


<< Preferisco morire, piuttosto di pensare che sono inadatto a te.
È in me, sta uscendo, non riesco più a trattenerlo.
Sono sul ciglio di un burrone. Mi guardo attorno. Vedo in lontananza alberi e case;
poi guardo dritto e vedo dall’altra parte del burrone LEI. Avvolta in una luce dorata, dà la sensazione di fluttuare nell’aria, come se non fosse neanche terrena.
La guardo, e all’improvviso lei si accorge di me.
Cosa fa? Se non sbaglio sta allungando le mani.
DORMO O SON DESTO?
Non parla, ma sembra che il suo silenzio, unito al suo sguardo, racchiuda tutta l’essenza della vita.
È uno di quei silenzi che si possono ascoltare.
Perché io qui su un burrone ho la fortuna di poter vedere la creatura più affascinante che forse l’uomo abbia mai veduto? Non credo di meritarmelo.
Però… però lei è lì, un motivo ci sarà.
Scruto, guardo, socchiudo un po’ gli occhi; cerco di mettere a fuoco più possibile. È LEI.
No, non può essere. Ma si è LEI.
Faccio un passettino indietro, e la mia mente và verso il ricordo del momento in cui l’ho vista, la prima ed unica volta.
Ero a letto, in una camera buia; le finestre erano chiuse, la porta serrata, nella stanza aleggiava un odore di solitudine. All’improvviso un soffio di vento. Ma da dove?
È tutto chiuso. Mi guardo attorno, non vedo nulla, eppure l’ho sentito ne sono sicuro.
Mi adagio di nuovo sul letto, chiudo gli occhi e cerco di trovare risposte. Tutto ad un tratto una luce; non una luce comune: è abbagliante, lucente, fresca, chiara, avvolgente. Riesco ad aprire gli occhi; sono rimasto folgorato. Era bellissima, una dea. Si poteva distinguere chiaramente una luce piena di vita nei suoi occhi. Sono rimasto senza fiato non so per quanto tempo, poi si è avvicinata; mi sentivo caldo, ma non un era un caldo soffocante, era una bellissima sensazione avvolgente di benessere.
Cosa faccio? Cerco di toccarla. LEI, vedendo che allungavo la mano, non si tira indietro; anzi, con mio grande stupore mi tende la sua. Stavamo quasi per toccarci e sentivo distintamente una voglia di vivere inusuale. Era come se la fenice stesse rinascendo dalle proprie ceneri. Ho gonfiato il petto e ho cercato di incamerare più aria possibile. LEI mi guarda con un sorriso compiaciuto, come se mi conoscesse già. Allora io cerco di parlare, ma appena apro bocca per emettere un qualsiasi tipo di suono, LEI, la sua luce, il suo calore, iniziano a svanire, sempre più trasparenti sempre più fievoli, fino a sparire completamente.
Mi alzo di scatto vado verso la finestra e con un vigore nuovo per me, la apro con veemenza, la spalanco; metto la testa fuori e mi sento felice, rinato, migliore, eccitato. Vado per sedermi di nuovo, guardo le mie mani: avevano un colorito bellissimo. Cosa mi è successo? Incredulo, frastornato, pensieroso, ma con una voglia di vita infinita. Era riuscita a farmi capire che bisogna vivere la vita a pieno, che lì fuori c’è tutto un mondo che aspetta solo me…
Rinasco più forte, molto più forte, con il petto pieno di energia.
GRAZIE.
Ecco dove l’avevo vista, sono sicuro è lei!!
Apro gli occhi, faccio un passo in avanti, mi metto con entrambi i piedi proprio sull’orlo del burrone, guardo LEI dall’altra parte. Apro le braccia, continuo a fissarla e grido: GRAZIE, grazie per avermi fatto vivere in un sogno.
Credo di sapere perché sei qui.
LEI è immobile, ma a sua volta mi guarda. I suoi occhi sono belli come allora, la sua luce è sempre chiara e viva.
Sei qui per vedere l’ultimo volo della fenice, un volo che spero mi porterà dall’altra parte del burrone, così potrò stare più vicino a te; lì dall’altra parte, dove tu DEA hai la dimora.
Continuo a fissarla. Inizio a spingermi in avanti, mi sento sempre più leggero, continuo a guardarla e penso, mentre il mio corpo vola nel vuoto, che lai sapeva che l’avrei fatto ed è venuta per accompagnarmi, per farmi sentire felice, speciale, durante l’ultimo volo della fenice.
Un volo infinito, con lo sguardo e il cuore rivolti sempre e solo a LEI…

Dall’altra parte………….. >>

(Shams)

giovedì 25 settembre 2008

Bisogna trovare la forza di cambiare

Ho il cuore che mi scoppia.
Ho il fiato spezzato.
Non ho parole per esprimere il mio dolore.

E' nostro dovere imporre il cambiamento.
Tutti devono sapere.

Vi prego leggete questa lettera e ditelo in giro!
"Lettera alla mia terra" di Roberto Saviano

Ricomincio da tre

Ieri mi hanno chaimato dall'ONU.
Volevano accertarsi che fossi pronta a cominciare subito ... che domande!!!!
In quegli attimi sono stata la donna più felice del mondo!

Credo che finalmente abbia smesso di cambiare idea.
Ora è davvero definitivo!
Me ne vado in quel di Ginevra ...
Ricomincio da lì.
Ricomincio da tre!

martedì 23 settembre 2008

Allegria di naufragi


E subito riprende
Il viaggio
Come
Dopo il naufragio
Un superstite
Lupo di mare.

(G.Ungaretti)

L'invidia è donna

L'invidia è donna.

Forse dirlo non sarà politically correct, ma è prendere atto della realtà.
Solo le donne sanno essere così invidiose e cattive. Solo le donne hanno l'anima così marcia. Solo le donne sanno qual è il significato dell'odio. Lo sanno bene. E sono bravissime ad odiare visceralmente. 
Cattiveria ed invidia che non colpisce tutti, ma solo le altre donne.
Non si mettono mica in competizione con gli uomini. No, no. Quelli sono prede del loro egoismo ed egocentrismo.
È un meccanismo automatico e naturale: c'è qualcuna che credi sia migliore di te, o che ha più conferme di te; beh quella qualcuna è da odiare e da combattere. 
La guerra è infima, non dichiarata. È un ostracismo fatto di sorrisini che lasciano trapelare odio. 
Fino a che non si arriva allo scontro vero e proprio. 
Tutto, dagli occhi alla bocca, tradisce un insana cattiveria. 
Invidia nello sguardo, invidia nelle parole, invidia nelle mani. 

Ti invidiano se hai cura del tuo aspetto; ti invidiano se ti metti un paio di tacchi; ti invidiano se sei magra; ti invidiano se hai un ragazzo che ti ama alla follia; ti invidiano se hai delle prospettive di vita e di carriera. Ti invidiano persino se per asciugarti i capelli ci metti un po' più di loro!

La loro è invidia assoluta, non relativa. Non fanno paragoni. Non vogliono che tu abbia successo punto e basta.

Gli uomini non sono così: se tu avanzi, se hai mille offerte di lavoro, una migliore dell'altra, se tutti ti vogliono e tu non sai da che parte andare, loro ti dicono, sospirando, che in fondo la tua situazione non è poi tanto male.
Fish&Chips stamattina mi ha detto“Dai Lucykaia sei in posizione invidiabile, qui tutti vorremmo essere al tuo posto”.
Tutte le altre a far finta di sorridere e subito a distogliere lo sguardo per dissimulare il loro rancore e la loro invidia. 
Ed ora nessuna mi rivolge più la parola.

Nessuna si salva.
Marciscono tutte nel fango della loro anima. 

Meno male che sono quelle come me che avanzano! In fondo c'è giustizia a questo mondo. L'invidia è proprio donna.
Mi sa che sono ermafrodita!

Pronta a ripartire

Nella vita si fanno delle scelte.
Ogni giorno ci troviamo di fronte a delle decisioni da prendere.
Ciò che è deciso ieri, oggi può cambiare. Ciò che si è pensato ieri, oggi forse non vale più.

Ho passato due settimane a cambiare continuamente programmi, a modificare scelte e a fare previsioni per il futuro.
Ho pensato, scelto, ripensato e ricambiato idea mille volte.
Ogni giorno ero sicura delle mie decisioni. Ma il giorno dopo nuove notizie, nuovi stimoli, nuovi progetti.
Bisogna seguire il gioco. L'importante è conoscere le regole. 
E anche se le carte vengono mischiate una, due, mille volte, bisogna continuare a giocare. 
Carte alla mano...si ricomincia. 

Le sfide mi piacciono. Non mi tiro indietro.
Così cambio di nuovo città, cambio di nuovo casa, cambio di nuovo amici, cambio di nuovo vita.
Tutto evolve e si modifica. 
Ma io rimango. Rimane la mia forza e il mio coraggio. 
E fino a quando ci sarà qualcuno pronto a credere in me, io sarò pronta ad accettare la sfida.

venerdì 19 settembre 2008

Meglio sola che male accompagnata


È iniziata così.
Inizia sempre così.
Ha cominciato a dirmi “Boh, non so. Non so perché mi sento così; mi sento strano. Non ci capisco più niente”.
La paura che tutti i discorsi fatti in precedenza si stiano per realizzare, si è fatta viva. E lui ha iniziato a paralizzarsi.

Io l’avevo sempre temuto; me lo sentivo fin dall’inizio.
Fin da quando, seduta in piazza Verdi, a Bologna, seduta davanti ad un bicchiere di rosso Campari, pensavo al mio futuro. Ma era tre anni fa, e il futuro mi sembrava così lontano.
Dietro le mille parole d’amore, però, si celavano debolezza e incertezza.

I segni c’erano, ed erano innegabili.
Le litigate per chi dovesse venire a prendermi alla stazione o all’aeroporto.
Le decisioni che spettavano sempre a me.
La paura di impegnarsi in qualcosa di vero e profondo.
Abbandonare i giochi di bambino e iniziare a pensare da adulto.
Un mondo troppo diverso e troppo complicato.
Paura, paura, paura.
Fino al gioco sul biliardo.

Poi ha iniziato a credere veramente in questo amore. Ce l’ha messa tutta.
Ma ha continuato a negare le difficoltà, come se queste non esistessero.
Ed ora tutto ad un tratto ogni cosa è diventata complicata e difficile.

Io no pretendo nulla. Non lo mai fatto e non intendo cominciare ora.
Io vado avanti da sola o accompagnata.
Se lo voglio, so essere un carro armato; sono pronta a radere al suolo tutto e tutti. Non mi spaventa la vita e non mi spaventano le difficoltà.
Io so bastare a me stessa.
Se qualcuno ha qualche problema, di sicuro io non ne ho, e non intendo farmi carico di quelli altrui!
Non sono io che perdo.
Io non perdo mai. Perché io so come affrontare la vita, io so come si vive.
Non ho niente da recriminarmi, niente da rimpiangere. Ho fatto tutto come andava fatto.
Chi mi ama mi segua.
Intanto io vado avanti.
Non perdo tempo, io.

Ce la posso fare!



Decisione presa.
Resto. Non parto. Cioè continuo il mio percorso nel mondo internazionale.
...Ginevra-Africa...
Non so dove andrò a finire. Ma sono fiduciosa.


Entro l'anno prossimo sono sicura di trovare un buon lavoro e sono quasi certa che sarà all'ONU.
Non c'è nulla che mi possa fermare.
E poi fa così figo dire...lavoro all'ONU!!!


Il problema è ora riempire il buco temporale.
Aspetterò quest'ultima settimana di settembre e poi deciderò se continuare a tenere casa qui a Seyssel, se andarmene per un po' a Ginevra o fare un break fino a Natale a Valle Agricola, a casa, risparmiando quei pochi soldi che mi sono rimasti.


Ah. La vita da non-più-studentessa è difficile...............................ma è così eccitante!
Per la prima volta sento che il mio destino è nelle mie mani; e pur non avendo soldi o un lavoro fisso, mi sento potente.
Mi sa proprio che ho fatto la scelta giusta!
IUPPI!

mercoledì 17 settembre 2008

Andate via

ORA BASTA:
USCITE DAI MIEI SOGNI
UNA VOLTA E PER SEMPRE

Il volo di Feny


Ebbene si. 
È giunto il momento. 
Il cucciolo di fenicottero ha spiccato il volo.
Ed io purtroppo ero troppo lontana per vederla alzarsi in aria.

La stagione delle migrazioni è arrivata e con essa Feny se n'è andata. 
Nuovi cieli l'attendono; un nuovo nido le terrà caldo; altri fenicotteri le terranno compagnia. Presto imparerà a fare dei lunghi voli, senza nessuno che le dica dove andare.

E prenderà sempre la strada giusta. Non sbaglierà perché ora è grande e sa scegliere.
E se sbaglierà lo farà consapevolmente. 
Quando si sentirà smarrita saprà guardarsi indietro, vedere il percorso seguito e trovare in quello la giusta direzione. 

Quando le daranno cattivi consigli saprà non seguirli. E saprà fidarsi delle persone giuste. Così volerà e volerà sempre più in alto.

Ed io aspetterò che si faccia Natale per poterla riabbracciare.

martedì 16 settembre 2008

La mia vita da pinguino


Ma è possibile che qui faccia già così freddo?

Sono in ufficio e ho le dita congelate, riesco a stento a pigiare sulla tastiera, cercando in tutti i modi di evitare che mi si infranga un dito.

Ho già bevuto due tazzone di caffè americano bollentissimissimo....ma ho ancora troppo freddo.

Le mie gambe sono quasi paralizzate, e non ho capito se è per colpa della temperatura o per il fatto che sono talmente incrociate che mi si sta bloccando la circolazione!!!!!

Oddio....mi manca porprio quella bell'aria tiepida italiana, dove quando è estate è estate, quando è autunno è autunno e quando è inverno fa freddo!

Siamo a metà settembre e qui sembra di essere già a gennaio.

In agosto tutto è stato fuorché estate: ho dormito con il piumone tutto il mese!!!! Ma ora quel maledetto piumone non mi basta più!!!

Tutti ridono di me per il modo ridicolo in cui vado a dormire.

Primo strato: canottiera, pantacollant e calzini; secondo strato: pigiama (lo stesso che in Italia mettevo d'inverno!); terzo strato: felpa di pile!!!!!

Lo so, sono ridicola. Ma qui fa un freddo da morire assiderati!!!! Giuro!

Per di più c'è un maledettissimo spiffero che entra dal lucernario che mi sta rovinando le nottate.

Quando sono arrivata, infatti, ho posizionato il letto proprio lì sotto, così prima di dormire potevo vedere le stelle! Eh sì, proprio romantica assai.

I primi problemi sono arrivati quando ho capito che non avrei mai dormito bene le mattine "libere" visto che da quella cazzo di finestra entra tanta di quella luce che è impossibile non svegliarsi.

Però, dopo un pò di maledizioni mattutine, mi sono abituata.

Ma ora no, è impossibile!

Lo scaccia incubi che ho attaccato al lucernario volteggia in balia del vento. Il mio cuscino è praticamente una lastra di ghiaccio che si scongela solo nella parte dove appoggio la testa.

Ciò significa che, se mi sono addormentata in una determinata posizione, durante la notte non posso muovermi, o rischio di lasciarci un orecchio!

In più, per evitare di svegliarmi con la calotta cranica congelata, cerco di dormire con la testa sotto le coperte, ma sono sicura che prima o poi muoio soffocata.

E' un vero dramma!!!

Il cazzo è che io pago pure 100 euro al mese per il riscaldamento, ma qual grandissimo stronzo del mio padrone di casa non vuole accenderlo perché dice che è ancora troppo presto!

Ho pure provato a incazzarmi e dirgli ma porca puttana, io pago 100 euro al mese e quindi predendo il riscaldamento acceso!! E lo stronzo taccagno mi ha risposto che quei soldi sono una sorta di rateizzazione per il riscaldamento annuale!
Certo, perchè la mia casa, che è tipo la villa di Arcore, consuma tutti 'sti soldi per il riscaldamento!!!

Da perderci la testa proprio!!

Meno male che il mio soggiorno "seysseliano" sta per volgere al termine!

Spero che un giorno riuscirò a trovare un buco di casa dove poter stare al calduccio.
E finalmente smetterla di vivere come un pinguino!

venerdì 12 settembre 2008

Quattro stracci

E guardo fuori dalla finestra e vedo quel muro solito che tu sai. 
Sigaretta o penna nella mia destra, simboli frivoli che non hai amato mai; 
quello che ho addosso non ti è mai piaciuto, racconto e dico e ti sembro muto, 
fumare e scrivere ti suona strano, meglio le mani di un artigiano 
e cancellarmi è tutto quel che fai; 
ma io sono fiero del mio sognare, di questo eterno mio incespicare 
e rido in faccia a quello che cerchi e che mai avrai! 

Non sai che ci vuole scienza, ci vuol costanza, ad invecchiare senza maturità, 
ma maturo o meno io ne ho abbastanza della complessa tua semplicità
Ma poi chi ha detto che tu abbia ragione, coi tuoi "also sprach" di maturazione 
o è un' illusione pronta per l'uso da eterna vittima di un sopruso
abuso d' un mondo chiuso e fatalità; 
ognuno vada dove vuole andare, ognuno invecchi come gli pare, 
ma non raccontare a me che cos'è la libertà! 

La libertà delle tue pozioni, di yoga, di erbe, psiche e di omeopatia, 
di manuali contro le frustrazioni, le inibizioni che provavi quì a casa mia, 
la noia data da uno non pratico, che non ha il polso di un matematico, 
che coi motori non ci sa fare e che non sa neanche guidare, 
un tipo perso dietro le nuvole e la poesia, 
ma ora scommetto che vorrai provare quel che con me non volevi fare: 
fare l' amore, tirare tardi o la fantasia! 

La fantasia può portare male se non si conosce bene come domarla, 
ma costa poco, val quel che vale, e nessuno ti può più impedire di adoperarla; 
io, se Dio vuole, non son tuo padre, non ho nemmeno le palle quadre, 
tu hai la fantasia delle idee contorte, vai con la mente e le gambe corte, 
poi avrai sempre il momento giusto per sistemarla: 
le vie del mondo ti sono aperte, tanto hai le spalle sempre coperte 
ed avrai sempre le scuse buone per rifiutarla! 

Per rifiutare sei stata un genio, sprecando il tempo a rifiutare me, 
ma non c'è un alibi, non c'è un rimedio, se guardo bene no, non c'è un perchè; 
nata di marzo, nata balzana, casta che sogna d' esser puttana
quando sei dentro vuoi esser fuori cercando sempre i passati amori 
ed hai annullato tutti fuori che te
ma io qui ti inchiodo a quei tuoi pensieri, quei quattro stracci in cui hai buttato l' ieri, 
persa a cercar per sempre quello che non c'è, 
io qui ti inchiodo a quei tuoi pensieri, quei quattro stracci in cui hai buttato l' ieri 
persa a cercar per sempre quello che non c'è, 
io qui ti inchiodo a quei tuoi pensieri, quei quattro stracci in cui hai buttato l' ieri 
persa a cercar per sempre quello che non c'è...

(Francesco Guccini)

giovedì 11 settembre 2008

Two is megl che one?



Sono al bivio.

Sono ormai giunta alla fine della strada lastricata; proprio lì dove c'è l'incrocio che apre su due strade di cui non vedi la fine.

In realtà sono due mulattiere...e non so quale delle due si trasformerà in autostrada!
Non avere scelta è drammatico, ma averne e non sapere che fare non è affatto semplice.

Certo, sono fortunata e lo so: a sei mesi dalla laurea ho la possibilità di raggiungere ciò che ho sempre sognato...ma so che il percorso è ancora lungo e tortuoso.
Il problema è che se le porte dell'ONU mi si stanno aprendo, ma non so quando ciò avverrà praticamente.
Nell'attesa potrei frequentare il master per cui ho ottenuto la borsa di studio...ma poi se mi iscrivo e nel bel mezzo del master mi chiamano all'ONU?
Però poi se non mi iscrivo rischio di perdere questa grande opportunità della borsa di studio e di restare “a spasso” per tanto tempo.
So che le procedure in ambito internazionale sono lunghe e tortuose.....

Ma che devo fare? Che devo scegliere?
Martedì pomeriggio ho avuto il mio primo colloquio all'ONU, all'IOM...ed è andato molto bene. La mia “capa” era molto soddisfatta e ottimista.
Ma in mattinata avevo già ricevuto la telefonata dai responsabili del master che si complimentavano con me per l'ottimo punteggio ottenuto ai test e per le lusinghiere valutazioni che la commissione aveva fatto su di me dopo il colloquio!!
Quindi, come si può immaginare, la mia confusione è massima... lo giuro!
Come se non bastasse lunedì prossimo ho un altro colloquio all'ONU, all'ILO....chissà che succederà?

Intanto aspetto....
Sperando che questo cervello si fermi e smetta di cambiare idea ogni 30 secondi!

Qualche consiglio da darmi?

mercoledì 3 settembre 2008

Biglietto d'auguri



Il tempo scorre.
Le lancette scandiscono i minuti e le ore.
Suonano la loro musica infinita che accompagna la nostra vita.

Noi due che aspettiamo che il tempo passi, viviamo ogni secondo in attesa di poter stare insieme.

Finalmente e per sempre.

Solo allora il tempo ci sarà clemente e la sua musica sarà per noi più dolce.

Quel momento non è lontano.
Aspetta, come noi aspettiamo.
Il nostro tempo è il nostro destino.

Ogni ora che segneranno tutti gli orologi del mondo ti ricorderà quanto è vicino il nostro tempo e la nostra felicità.

Scandirai le tue giornate guardando i minuti che passano.
Ed in quei minuti io sarò lì a ricordarti che non sei da solo.
In due viviamo ed in due aspettiamo.

Fino a che il tempo diventerà definitivamente nostro.

lunedì 1 settembre 2008

Ti sbrano! Lo sai che lo faccio e per questo hai paura!


E alla fine lo fa.
Chi l'avrebbe mai detto che l'avrebbe fatto proprio con zia Gina?
Quella donna senza sale né pepe; quell'ameba che non sa sorridere, quell'essere senza stile né forma, che non ce la fa proprio a stare al passo con i tempi! Chissà se le hanno detto che gli anni ottanta sono finiti da un pezzo? Lei di sicuro non se n'è accorta!


Che bacata.
Ci ha provato la stronza a mettermi in difficoltà. Lo ha fatto in passato e ha cercato di farlo ora.
Cercando di rovinare ciò che io ho, ciò che io ho avuto e ciò che lei non avrà mai.
Ha sempre tentato di sabotarmi, talmente è poverina con tutti quei complessi di inferiorità nei miei confronti.
E se in passato gliele ho fatte passare, stavolta no!
In realtà non ho dovuto neppure sforzarmi troppo.
Ora è ko, e se n'è accorta anche lei.
Ha tessuto una trappola in cui è caduta lei stessa.
Credo di averla per troppo tempo sopravvalutata! È proprio una stupida, una povera stupida.
È riuscita ad isolarsi da sola.
Ed io senza fare nulla sono rimasta la vincitrice.
Certo che avrei dovuto capirlo fin dall'inizio di questa storia. È partita perdente ed è arrivata tale.
Una banale ruota di scorta era e una banale ruota di scorta è rimasta.
Ha smesso persino di mostrarsi tranquilla. Secondo me perché non riesce più a controllare la sua paura. E fa bene ad averne!
Ora quando mi vede abbassa la testa o mi gira le spalle per evitare il mio sguardo e la sua onta.
Non ce la può proprio fare.
Arriva persino a litigare con lui, che non le dà proprio retta. Ed io godo!
Lei non saluta nessuno, ma proprio nessuno, e lui invece ci saluta tutti.
Mi ha persino invitato....certo quando lei non c'era....
Chissà quanti fulmini quando lei lo verrà a sapere!
E se sapesse di tutte le smancerie che mi fa quando è solo; di tutte le moine e di tutte le carezze....

È troppo divertente.
E lei è proprio una stupida!


Cara zia Gina, abbi fede....te lo farò ricordare bene quel giorno...

venerdì 29 agosto 2008

Ouagadougou, j'arrive


Periodo altamente stressante e denso di impegni.
Appena tornata dall'Italia mi hanno annunciato a bruciapelo che il 10 settembre dovrò partire per il Burkina Faso. Dovrò restare lì quattro giorni per seguire il Forum Media & Development organizzato dall'Unione Europea.
Detto così fa molto figo ... molto donna-in-carriera-con-le-palle-che-se-ne-va-ai-meeting-internazionali-intellettuali!
Ma in realtà non è così!
Sono molto felice ed eccitata per questa possibilità che la mia “capa” mi ha offerto; e sono molto lusingata dal fatto che abbia scelto proprio me! Ma quando me lo hanno detto mi è preso leggermente il panico! Io, da sola, a Ouagadougou? E chi se lo sarebbe mai immaginato?
La cosa che più mi ha turbato inizialmente è stato proprio il fatto di dover andare da sola...(tanto per cambiare, aggiungerei!). Ero davvero molto spaventata all'idea.
Poi ci si è messa la paura di tutte le malattie che potrei prendermi...e stavo per mollare!
Ma poi non so....mi è scattata una molla che mi ha fatto vedere le cose molto più positivamente.
Prima di tutto quando mi ricapiterà di andare in Africa ad un meeting dell'UE in mezzo a gentona-ona-ona? Quando mi ricapiterà di sentirmi come una reporter che va in Africa a scrivere il suo primo articolo?
La mia “capa”, poi, mi ha detto che chiamerà il primo ministro del Burkina, che è un suo amico (rendiamoci conto!!!!!!!), per affiancarmi qualcuno e non lasciarmi mai sola!!!
Oddio...mi sento veramente un personaggione-one-one!!! Pure la guardia del corpo, manco fossi Condoleeza Rice!


E quando mi ricapita?

Certo che se riuscirò a prendere un appuntamento con gli italiano dell'ONU a Ginevra (e la mia “capa” ha detto che per settembre forse ci riusciremo) e se mi daranno un bel lavoro o progetto da seguire....forse di questi viaggi ne potrò fare anche in futuro. Ma ora è il momento!!
Ieri sono andata a farmi anche il vaccino contro la febbre gialla e mi sono fatta prescrivere un farmaco per la profilassi anti-malarica. In realtà la dottoressa, tanto gentile e tanto “fricchettona”, mi ha prescritto anche un richiamo per la polio, la difterite e il tetano; la mia “capa” però dice che non sono importanti, tanto vado solo per quattro giorni!
Boh... non è che sono molto convinta di questa tesi, non è che i virus ti evitano solo perché tanto tra un po' te ne vai! Dovrò consultarmi con la mia super-mami!
Ciò che mi rende un po' stressata (e forse non solo un po') è che mi hanno contattato pure per un master in Italia, ed i colloqui ci sarebbero venerdì prossimo. Il problema è che il posto è in culo al mondo, e pure mal collegato, ed io da qui non solo ci metto un giorno per arrivare, ma dovrei spendere anche un pozzo di soldi per pagarmi il viaggio e l'albergo per il pernottamento.
Se si considera poi il fatto che dovrei andare quattro giorni in Italia (e due giorni solo per il viaggio), tornare in Francia e dopo due giorni ripartire per il Burkina Faso....beh, questo mi rende nervosa e stressata già ora! Senza contare poi che devo pure studiare un po' sia per il master che per il forum.
Riflettendoci bene, però il master non è che mi interessi tanto: è un ambito che esula completamente dal mio background e non ha nulla a che vedere con i miei sogni da bambina. L'unica cosa che mi spinge a provarci è che è un ottimo master, che secondo le statistiche c'è una garanzia di impiego al 100% e che la prospettiva salariale e di carriera è davvero allettante!
Sono troppo utilitarista? Beh, forse un pochino...
Ma il fatto è che qui solo ora comincia a smuoversi veramente qualcosa e non voglio correre il rischio di non trovare nulla dopo!
Intanto io ci provo...che non si sa mai!
Come diceva il mio amico Alberto: “È meglio mettersi al sicuro”.
Lui lo diceva per il cibo....io lo dico per tutto!
Comunque, pippe mentali sul mio futuro incerto a parte, ora me ne vado prima in Italia e poi in Burkina....così tutti diranno: “WOW Chiara....che donna in carriera!!!”
Ah ah ah ah!

PS: non è che Shams sia molto contento di questo mio viaggio! È impazzito già da ora, e sembra che io debba andare al confine con l'inferno! Neanche mia madre è così preoccupata!!!

venerdì 22 agosto 2008

Il mio pezzo d'agosto


Primo giorno di lavoro dopo il rientro!

Madonna che tristezza.
In Italia faceva caldo e l'aria era aria d'estate.
Qui, invece, fa già freddo: sembra autunno inoltrato.
E per di più stanotte ho anche rischiato di morire assiderata!! Mi sa proprio che metterò il piumone, quello pesante pesante.

Ora il cielo e grigio e pioviggina. Io sono in questo tristissimo ufficio, cercando in tutti i modi di scaldarmi i piedi, mettendomi in quelle posizioni strane, tipo gambe incrociate-modello yoga, che ti bloccano la circolazione.

Credo che farò una seria fatica a riadattarmi, soprattutto dopo il bellissimo “pezzo di agosto” che ho appena trascorso.
Shams ed io diventiamo sempre più forti e uniti; indistruttibili direi. Ed ora la sua assenza mi pesa e mi prosciuga.

Mai (e giuro mai!) mi ero sentita così gemellata con una persona. Mai (e giuro mai!) ho desiderato così tanto una condivisione totale e totalizzante del mio tempo e del mio spazio con qualcuno. Mai (e giuro mai!) mi sono sentita la perfetta metà ad incastro di un tutto. Un tutto che è davvero tutto. Un tutto oltre il quale non esiste niente.

La sera prima che io partissi Shams mi ha regalato un sogno meraviglioso, un sogno che ancora mi commuove.

Il pomeriggio se l'era preso “libero” perché doveva occuparsi dei preparativi. Ed io sono stata tutto il tempo ad immaginare cosa stesse combinando, non aspettandomi affatto una sorpresa così.

La sera mi è venuto a prendere a casa, incantevole e profumato come solo lui sa essere, mi ha fatto salire sulla sua macchina e mi ha bendata, per non farmi capire dove stessimo andando. Ed io chiaramente non ho capito.

Dopo un bel po' di strada siamo arrivati a destinazione. Lui era tutto eccitato e felice; io sembravo una bambina in festa tanto ero curiosa e trepidante.

Senza togliermi la benda mi ha fatto scendere dalla macchina e mi ha accompagnato fino ad una salita.
Sentivo le brecce sotto le suole delle mie scarpe e poi ho iniziato a sentire l'erba. Ho fatto solo pochi passi e lui mi ha fermato.
Mi ha lasciato la mano e mi ha detto di aspettare.

Ad un certo punto è partita la musica.
Appena ho sentito le prime note ho iniziato a piangere, stringendomi la benda sugli occhi.
Era “La cura” di Battiato, la canzone che mi canta tutte le volte che sono a terra, tutte le volte che ho bisogno d'aiuto, tutte le volte che mi sento sola.

Lui mi fa ascoltare la cura, anche se siamo a mille e più chilometri di distanza, ed io sento che lui è accanto a me. Sento le sue braccia che mi stringono, sento il calore del suo corpo, e mi sento al sicuro.

Così si è riavvicinato e mi ha sbendato: un angolo di paradiso mi è apparso davanti agli occhi e non ho potuto più trattenere i singhiozzi del mio pianto.

Eravamo alla sua cascina in campagna. Aveva sistemato il tavolo e le sedie per la cena sotto una pianta di fichi che si curvava proprio sulla casetta, come a formare un arco perfetto. A terra, ai quattro angoli, c'erano grandi fiaccole sistemate con dei sassi, e dalla pianta pendeva un vaso porta candele rosso. Il tutto dava vita ad un gioco di luci piramidale fortemente suggestivo.
Sul tavolo c'era un candeliere da cui si irradiava un'avvolgente luce rossa e tutto attorno erano sistemati dei teli colorati a separarci dal resto del mondo.
Ovunque l'occhio si posasse erano sparsi fiori: rose, anturium e girasoli ci circondavano e ci guardavano, chiudendo una cornice perfetta e magica.

Dopo essermi ripresa dalla forte emozione ed essermi asciugata grossolanamente gli occhi, Shams mi ha fatto sedere, mi ha versato il vino e abbiamo brindato.
Poi mi ha servito la cena.
Tutto aveva un sapore unico e irripetibile. Come le sensazioni infinite che ho provato.

Dopo aver cenato Shams ha steso delle coperte sull'erba, fuori dal cono di luce delle candele. Ci siamo stesi a guardare le stelle e ad ascoltare grilli e cicale, che hanno suonato la colonna sonora della nostra indimenticabile serata.

Sono andata via da quel luogo fatato con il cuore gonfio di amore per l'uomo del mio destino.

Mai avrei creduto possibile riprovare una tale sensazione di incredulità mista a felicità, dopo quella volta che Shams mi regalò il mare nella stanza. Credevo che quel meraviglioso regalo fosse irripetibile.
Invece ora non so quale scegliere.

Per fortuna non devo.
Sono entrambi miei.
Lui è mio.

Ora però sono qui, davanti a questo computer, con la pioggia che scende sui vetri e con tanta malinconia nel cuore.
A ripensare che solo tre giorni fa io ero con lui stesa sull'erba a farmi stringere.

Chiudo gli occhi e mi concentro, per far passare il tempo più velocemente.
Ma non ci riesco.
E qui continua a piovere.

giovedì 7 agosto 2008

Ultimo giorno

Buongiorno buongiorno buongiorno!

Ultimo giorno dei lavoro prima della pausa d'agosto.
Una pausa piena di feste, matrimoni, casini e stronze varie!

Sono proprio contenta di scendere.
Come dice la mia "capa", potrò ricaricare un pò le batterie prima del rush finale!

Domani ho l'aereo alle dieci da Ginevra, anche se mi devo svegliare alle cinque-cinque e mezza per prendere il treno alle sette da Seyssel.
Ma non mi abbatto...in fondo lo faccio per tornare a Valle Agricola!

In ufficio oggi è tutto buffo:

Donald Duck, indossa la sua solita magliettina color lavanda, i soliti pantaloni beige, modello acqua alta a Venezia, e i suoi "modernissimi" mocassini marrone, che credo sia un must per tutti i ventenni come lui. (?)

Cinciullì é esaurita come al solito, sbraita in continuazione e urla shit per tutto!
Dice shit anche quando vuole dire seat! Tipo: "Please shit here, near me!" E tu la guardi con l'espressione sconvolta-inquietata-sbalordita, per dirle vuoi che mi abbassi le mutandine proprio avanti a tutti?
Ma oramai ci siamo abituati e sappiamo distinguere quando dice shit perché vuole dire seat e quando dice shit perché vuole dire proprio shit.
E come tutti i giorni, anche oggi sta cantando a squarciagola canzoni inascoltabili, tipo quelle di quei cantanti americani, figli di italiani, che fanno quel genere neo-melodico che oramai neanche a Napoli ascoltano più! ... e tutto ciò mentre noi cerchiamo di lavorare seriamente!

Ma la novità di questa giornata riguarda Fish&Chips: è rimasto bloccato alla dogana svizzera stamattina prestissimo, perchè era senza documenti!!
E' dovuta andare la mia "capa" a portargli il passaporto e recuperarlo...
Incredibile!
Solo a uno come Fish&Chips poteva capitare una cosa del genere!
E' andato ieri sera a Ginevra con il treno per vedersi un concerto gratuito .... ed ora è bloccato alla dogana!

Ma come cazzo si fa a viaggare senza documenti? Ma soprattutto come si fa ad andare da uno stato all'altro senza pensare che forse le dogane sono fatte per controllare la gente che ci passa?

No, no ... solo un maschio inglese poteva essere così mentalmente scoordinato!

Comunque in attesa che il profugo ritorni, io ritorno a lavorare.

Ma Valle Agricola aspettami ... j'arrive toute de suite!!

martedì 5 agosto 2008

I miei fratelli



Mia sorella ha delle gambe lunghe ed un gran bel sorriso.

Mio fratello grande è bellissimo, nessuna ragazza può resistergli ed ha un amore in ogni porto.

Mio fratello piccolo quando è nato sembrava un ranocchio.

Mia sorella quando è nato mio fratello piccolo ha pianto perché credeva che rimanesse brutto.

Mio fratello piccolo è un regalo divino.

Mio fratello grande ascolta la musica ammericana, gli piacciono gli sport ammericani e i cappelli ammericani.

Mio fratello grande ci prova in tutti i modi a farmi capire gli sport ammericani, ma sono troppo antica e ci rinuncia.

Mia sorella ha una voce delicata e dolce. Quando era piccola tutti l’adoravano, anche se arano costretti ad avvicinare le orecchie alla sua bocca per capire quello che diceva.

Mio fratello piccolo quando era “piccolo” voleva suonare sempre le Camass.

Mio fratello grande quando era piccolo faceva sempre la pantera che spaventava i bambini.

A mia sorella piacciono quelli che vivono a Ugualos, un paese vicinos a Madrids, dove dicono Olè.

Mio fratello piccolo è nato con la musica nel sangue: fingeva di suonare la batteria quando ancora non camminava e la sera ci obbligava a fare la banda, ognuno con il suo strumento…il più sfigato di noi si beccava la fisarmonica.

Mia sorella non voleva mai suonare la fisarmonica.

Con mio fratello grande litigavamo sempre, per ogni minima cazzata. Sembrava ogni volta che ci dovessimo ammazzare.

Mio fratello grande, da quando sono partita, mi dice che ora è costretto a litigare allo specchio con se stesso.

Mio fratello piccolo è piccolo, ma ha sempre ragionato come un adulto.

Mia sorella adora Vasco Rossi; non vuole mai cambiare cd e se c’è un concerto e lei non ha i soldi, preferisce non mangiare una settimana per non perderselo.

Mio fratello grande sa suonare la chitarra e passiamo serate intere a cantare tutte le canzoni che ci piacciono di più…tranne quelle ammericane che io non conosco.

Mio fratello grande per farmi cantare le canzoni ammericane mi scarica i testi da internet.

Mio fratello piccolo prima voleva stare sempre con mia sorella; poi voleva stare sempre con mio fratello grande; spero che un giorno arrivi il mio turno!

Mia sorella è arrivata prima alle gare di sci di fondo; io sono arrivata quarta alla corsa campestre.

Mia sorella, alle medie, ha fatto un tema geniale; io facevo metà del mio dovere.

Mio fratello grande, quando era piccolo, lo vestivamo sempre con i miei tutù da ballerina. Era troppo carino; sembrava un bambolotto.

Mio fratello piccolo quando era “piccolo” non beveva il latte se non accendevamo il phon o la cappa della cucina.

Mio fratello grande quando era piccolo si è avventurato in cima alle fondamenta in costruzione della casa nuova. Per miracolo non è caduto. Per miracolo mia madre non è morta d’infarto.

Una volta io e mia sorella ci siamo picchiate nella hall di un albergo di lusso. Indossavamo i tacchi e i vestiti eleganti. Ci siamo tirate i capelli, date calci e rotolate per terra come due cani, fino a quando non ci hanno staccato.

Con mio fratello grande ce le siamo sempre date, fino a quando lui è diventato molto, troppo, più forte di me; ed io ci ho rinunciato, per salvaguardare la mia incolumità.

Mio fratello piccolo conosce tutte le canzoni della Bandabardò a memoria.

Mio fratello piccolo è capace di farti ascoltare la stessa canzone milioni di volte. Lo sanno bene gli altri miei fratelli, costretti a subirsi per ore ed ore il cd di Notre Dame de Paris.

A mia sorella piacciono pure quelli che svengono intelligen … bene ... cioè normale.

Io avevo sempre paura quando mio fratello grande toccava il mio computer, perché nella mia testa pensavo che potesse scaricare roba con i virus.

Mio fratello piccolo ora esce e vuole fare pure tardi la sera. Oramai si sente grande e già vuole mettersi in lotta contro il sistema.

Mia sorella credo mi abbia odiato tanto durante l’adolescenza. Forse perché parlavo troppo e lei non aveva alcuna voglia di sentirmi.

Mia sorella ora non mi odia più. Siamo diventate indispensabili l’una per l’altra e non c’è niente che ci negheremmo.

Mio fratello grande mi stupisce ogni volta di più. È intelligente e acuto. È estroverso e geniale. Non c’è niente che non saprebbe fare.

Mio fratello piccolo mi ha fatto un disegno prima di partire con me, il fiume, la mia casa e il mio ufficio.

Io non me la ricordo la mia vita senza mio fratello piccolo.

Quando eravamo piccoli facevamo sempre gli scherzi a mamma e per tirarla su di morale facevamo sempre gli spettacolini caserecci recitando poesie di Natale, pure a Ferragosto.

Anche quando è nato mio fratello piccolo abbiamo fatto uno spettacolino a mamma all’ospedale. Hanno riso tutti, e tutti le hanno fatto i complimenti per i figli matti che aveva tirato su.

Ora siamo sparsi in giro per il mondo… e gli spettacolini li lasciamo a mio fratello piccolo che oramai è diventato una star delle riprese familiari. Non c’è foto né filmino in cui non sia piazzato davanti all’obiettivo.

Anche mio fratello grande quando era piccolo stava sempre davanti a macchine fotografiche e telecamere.

Ora mio fratello grande le rompe le macchine fotografiche.

Questo agosto ci ritroviamo tutti insieme dopo tanti mesi di lontananza…così possiamo organizzare qualche altro spettacolino…magari con qualche bella letterina per Babbo Natale.

Potremmo preparare il ritorno del Trio Sanchez, tanto è un inedito...nessuno ci ha mai visti!

Io, con i miei fratelli e i miei genitori (che non per qualcosa, ma ci hanno "sfornato", quindi li devo per forza citare!) siamo proprio una bella famiglia.
Una famiglia indivisibile. Una famiglia piena d'amore.


(Siete sangue del mio sangue e carne della mia carne. Io non sarei senza di voi. Così come non sono quando non vi ho accanto.)