venerdì 22 agosto 2008

Il mio pezzo d'agosto


Primo giorno di lavoro dopo il rientro!

Madonna che tristezza.
In Italia faceva caldo e l'aria era aria d'estate.
Qui, invece, fa già freddo: sembra autunno inoltrato.
E per di più stanotte ho anche rischiato di morire assiderata!! Mi sa proprio che metterò il piumone, quello pesante pesante.

Ora il cielo e grigio e pioviggina. Io sono in questo tristissimo ufficio, cercando in tutti i modi di scaldarmi i piedi, mettendomi in quelle posizioni strane, tipo gambe incrociate-modello yoga, che ti bloccano la circolazione.

Credo che farò una seria fatica a riadattarmi, soprattutto dopo il bellissimo “pezzo di agosto” che ho appena trascorso.
Shams ed io diventiamo sempre più forti e uniti; indistruttibili direi. Ed ora la sua assenza mi pesa e mi prosciuga.

Mai (e giuro mai!) mi ero sentita così gemellata con una persona. Mai (e giuro mai!) ho desiderato così tanto una condivisione totale e totalizzante del mio tempo e del mio spazio con qualcuno. Mai (e giuro mai!) mi sono sentita la perfetta metà ad incastro di un tutto. Un tutto che è davvero tutto. Un tutto oltre il quale non esiste niente.

La sera prima che io partissi Shams mi ha regalato un sogno meraviglioso, un sogno che ancora mi commuove.

Il pomeriggio se l'era preso “libero” perché doveva occuparsi dei preparativi. Ed io sono stata tutto il tempo ad immaginare cosa stesse combinando, non aspettandomi affatto una sorpresa così.

La sera mi è venuto a prendere a casa, incantevole e profumato come solo lui sa essere, mi ha fatto salire sulla sua macchina e mi ha bendata, per non farmi capire dove stessimo andando. Ed io chiaramente non ho capito.

Dopo un bel po' di strada siamo arrivati a destinazione. Lui era tutto eccitato e felice; io sembravo una bambina in festa tanto ero curiosa e trepidante.

Senza togliermi la benda mi ha fatto scendere dalla macchina e mi ha accompagnato fino ad una salita.
Sentivo le brecce sotto le suole delle mie scarpe e poi ho iniziato a sentire l'erba. Ho fatto solo pochi passi e lui mi ha fermato.
Mi ha lasciato la mano e mi ha detto di aspettare.

Ad un certo punto è partita la musica.
Appena ho sentito le prime note ho iniziato a piangere, stringendomi la benda sugli occhi.
Era “La cura” di Battiato, la canzone che mi canta tutte le volte che sono a terra, tutte le volte che ho bisogno d'aiuto, tutte le volte che mi sento sola.

Lui mi fa ascoltare la cura, anche se siamo a mille e più chilometri di distanza, ed io sento che lui è accanto a me. Sento le sue braccia che mi stringono, sento il calore del suo corpo, e mi sento al sicuro.

Così si è riavvicinato e mi ha sbendato: un angolo di paradiso mi è apparso davanti agli occhi e non ho potuto più trattenere i singhiozzi del mio pianto.

Eravamo alla sua cascina in campagna. Aveva sistemato il tavolo e le sedie per la cena sotto una pianta di fichi che si curvava proprio sulla casetta, come a formare un arco perfetto. A terra, ai quattro angoli, c'erano grandi fiaccole sistemate con dei sassi, e dalla pianta pendeva un vaso porta candele rosso. Il tutto dava vita ad un gioco di luci piramidale fortemente suggestivo.
Sul tavolo c'era un candeliere da cui si irradiava un'avvolgente luce rossa e tutto attorno erano sistemati dei teli colorati a separarci dal resto del mondo.
Ovunque l'occhio si posasse erano sparsi fiori: rose, anturium e girasoli ci circondavano e ci guardavano, chiudendo una cornice perfetta e magica.

Dopo essermi ripresa dalla forte emozione ed essermi asciugata grossolanamente gli occhi, Shams mi ha fatto sedere, mi ha versato il vino e abbiamo brindato.
Poi mi ha servito la cena.
Tutto aveva un sapore unico e irripetibile. Come le sensazioni infinite che ho provato.

Dopo aver cenato Shams ha steso delle coperte sull'erba, fuori dal cono di luce delle candele. Ci siamo stesi a guardare le stelle e ad ascoltare grilli e cicale, che hanno suonato la colonna sonora della nostra indimenticabile serata.

Sono andata via da quel luogo fatato con il cuore gonfio di amore per l'uomo del mio destino.

Mai avrei creduto possibile riprovare una tale sensazione di incredulità mista a felicità, dopo quella volta che Shams mi regalò il mare nella stanza. Credevo che quel meraviglioso regalo fosse irripetibile.
Invece ora non so quale scegliere.

Per fortuna non devo.
Sono entrambi miei.
Lui è mio.

Ora però sono qui, davanti a questo computer, con la pioggia che scende sui vetri e con tanta malinconia nel cuore.
A ripensare che solo tre giorni fa io ero con lui stesa sull'erba a farmi stringere.

Chiudo gli occhi e mi concentro, per far passare il tempo più velocemente.
Ma non ci riesco.
E qui continua a piovere.

1 commento:

  1. piango,piango,le parole mi si smorzano in gola.le tue parole fanno rivivere quei momenti,e le tue emozioni sono cosi avvolgenti da destare scalpore.siamo 2 pezzi dello stesso puzzle.
    grazzie,ancora grazzie.

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