domenica 31 maggio 2009

Adieu Rhône


Addio Rodano
corrente che hai cullato la mia solitudine
acqua che hai accompagnato il mio silenzio
rumore che hai coperto le mie urla
addio
addio

giovedì 28 maggio 2009

Mediocritas

Intrappolata tra ciò che sono e ciò che avrei voluto (o dovuto) essere.
Sono stanca di questo dualismo, di questa lotta continua e incesssante che si sviluppa in me.
Gioisco a metà.
Fin da piccola non sono mai riuscita a godermi un successo per più di mezza giornata. L'altra metà la trascorrevo a pensare ai prossimi obiettivi da raggiungere.
Non sono cambiata.
Ora che sono cresciuta, però, questo mio modo di essere mi pesa più che mai.
Sempre a cercare l'approvazione e l'ammirazione delle persone che mi circondano. I miei successi li vivo come tali solo perché gratificano le persone attorno a me.
E quando arriva la sconfitta mi frantumo. Mi sento colpevole e indegna.
La scelta che ho fatto in questo periodo comporta molti rischi e mi provoca un insano malessere.
Io, che sono una persona estremamente analitica, ho calcolato ogni eventuale gioia ed ogni eventuale dolore. Nel breve e nel lungo periodo.
Ma non voglio essere giudicata per ciò che scelgo.
Voglio imparare a vivere serenamente i traguardi non raggiunti; non voglio più vivere nell'ansia di dimostrare di essere la prima in tutto.
Forse le persone che mi hanno sempre vista e voluta in alto si sono sbagliate.
Forse io mi sono sbagliata nell'immaginare il mio futuro.

Non voglio più tendere verso la perfezione. Voglio tendere verso me stessa e verso una "semplice" serenità. Una serenità fatta di piccoli successi, di piccoli traguardi.
Voglio arrivare a gioire una settimana, e non mezza giornata, per un qualsiasi riconoscimento, anche infinitesimale.
Forse l'era dei grandi successi è terminata. Oppure è solo un momento di stallo a cui seguiranno altre grandi o piccole soddisfazioni.
Non voglio sentirmi in colpa per quel futuro che sognavo e che mai verrà.

Non giudicatemi.
Amatemi e basta; o odiatemi.
Ed io amerò, odierò, sorriderò e piengerò senza sentirmi mai più incompleta.

Le mie sono solo parole al vento; non posso cercare di cambiare la mia natura di persona imperfetta che pretende la perfezione.
Invecchierò così, e con il tempo imparerò ad essere più clemente con me stessa e con il mondo che mi circonda.
O almeno spero.

mercoledì 27 maggio 2009

Laissez-moi danser

Non so cosa ho stasera.
Ho gli occhi pesanti. Non riesco a concentrarmi. Le persone attorno a me parlano, cercano di interloquire; io, però, non riesco a prestare loro attenzione. Sono immersa nel mio mondo e non riesco a fermare il flusso continuo di pensieri che affollano la mia mente.
Il sole sta tramontando, e mi dispiace.
Non voglio che arrivi la sera. Voglio godere ancora di questa magnifica luce calda.
Non voglio mettermi a dormire.
Vorrei uscire, ballare, urlare.
Sono così inquieta.
Mi trema il cuore e la carne.
Laissez-moi danser, laissez-moi ...

Cura i tuoi fiori

Chi sei? Cosa mi ha fatto?
Come hai potuto penetrare la mia corazza?
Bastano davvero parole delicate per farmi crollare?
Sei tu che mi hai trafitto o sono io che sono debole?
Questo hotel doveva proteggere me e te; invece guarda cosa mi ha fatto.
Guardami.
So che non puoi, ma vorrei che lo facessi.
Allora facciamo finta che ci sia concesso. Guardami negli occhi e desiderami.
Io ti desidero.
Baciami.
Non sto bene.
Cura i tuoi fiori come se curassi me.

martedì 26 maggio 2009

Splash

Adoro l'acqua, in tutte le sue forme.
Adoro il suo suono ed il suo rumore.
La leggerezza di un ruscello; la potenza delle onde infrante sugli scogli; lo scrosciare della pioggia.
Adoro i mille odori che l'acqua assume; amo respirarli a pieni polmoni.
Godo nell'immergermi; godo nel sentirmi avvolta da un corpo così leggero, penetrante e non invadente.
Mi piace aprire il rubinetto della doccia e fermarmi a sentire il rumore dell'acqua che scende. Mi piace restare sotto la sua forte e incessante pioggia calda.
Tutto scompare.
Resto io, e l'acqua con me.

L'acqua è il mio elemento. Elemento completo e simbolico.
È pace e pericolo; calma e paura.
È silenzio e rumore; freddo e caldo; trasparenza e colore.
È gioco.
Ed io adoro giocare

venerdì 8 maggio 2009

Mio nonno

Mio nonno materno è morto quando io avevo tre anni. Non ho quasi nessun ricordo di lui e, di questi, molti sono ricordi indotti dai racconti delle persone che lo hanno conosciuto.
Mio nonno era una persona integerrima e rispettata. Lavorò tutta la sua vita in Svizzera, in Ticino, nelle cave di pietra che ancora oggi si vedono percorrendo le strade della regione.
In quei luoghi ci sono ancora persone che si ricordano di lui.

Sono stata in Ticino lo scorso fine settimana. Per la prima volta qualcuno che non fosse legato alla mia famiglia, mi ha parlato di lui e mi ha raccontato episodi della sua vita in Svizzera. È stato come spalancare la porta di una camera tenuta chiusa per troppo tempo.
Ora sono felice e curiosa di scoprire mio nonno; ho sete di nuove storie e nuovi aneddoti, per cercare di ricostruire la sua figura a tuttotondo.

È un vuoto che ho sempre sentito.
Quando ero bambina tutti mi raccontavano la sua adorazione per me. Così io spesso andavo sulla sua tomba a parlargli di me: dei miei primi amori, di quanto fossi brava a scuola; cercavo di immaginarlo fiero di me.
Poi è arrivato il periodo dell'adolescenza: i problemi, le trasgressioni, le delusioni date ai miei genitori.
E una notte lo sognai, per la prima volta nella mia vita.
Il suo sguardo era di disapprovazione; scuoteva la testa e mi guardava con rammarico.
Fu orribile: mi sentii così colpevole e triste. Piansi moltissimo, credendo di averlo deluso.

Ed oggi, invece, sento la gioia di avere trovato una nuova chiave di lettura per conoscere meglio mio nonno. Sento la gioia di essere individuata non come la figlia di, ma come la nipote di, ed essere rispettata perché tale.
Che incontenibile felicità.