Intrappolata tra ciò che sono e ciò che avrei voluto (o dovuto) essere.
Sono stanca di questo dualismo, di questa lotta continua e incesssante che si sviluppa in me.
Gioisco a metà.
Fin da piccola non sono mai riuscita a godermi un successo per più di mezza giornata. L'altra metà la trascorrevo a pensare ai prossimi obiettivi da raggiungere.
Non sono cambiata.
Ora che sono cresciuta, però, questo mio modo di essere mi pesa più che mai.
Sempre a cercare l'approvazione e l'ammirazione delle persone che mi circondano. I miei successi li vivo come tali solo perché gratificano le persone attorno a me.
E quando arriva la sconfitta mi frantumo. Mi sento colpevole e indegna.
La scelta che ho fatto in questo periodo comporta molti rischi e mi provoca un insano malessere.
Io, che sono una persona estremamente analitica, ho calcolato ogni eventuale gioia ed ogni eventuale dolore. Nel breve e nel lungo periodo.
Ma non voglio essere giudicata per ciò che scelgo.
Voglio imparare a vivere serenamente i traguardi non raggiunti; non voglio più vivere nell'ansia di dimostrare di essere la prima in tutto.
Forse le persone che mi hanno sempre vista e voluta in alto si sono sbagliate.
Forse io mi sono sbagliata nell'immaginare il mio futuro.
Non voglio più tendere verso la perfezione. Voglio tendere verso me stessa e verso una "semplice" serenità. Una serenità fatta di piccoli successi, di piccoli traguardi.
Voglio arrivare a gioire una settimana, e non mezza giornata, per un qualsiasi riconoscimento, anche infinitesimale.
Forse l'era dei grandi successi è terminata. Oppure è solo un momento di stallo a cui seguiranno altre grandi o piccole soddisfazioni.
Non voglio sentirmi in colpa per quel futuro che sognavo e che mai verrà.
Non giudicatemi.
Amatemi e basta; o odiatemi.
Ed io amerò, odierò, sorriderò e piengerò senza sentirmi mai più incompleta.
Le mie sono solo parole al vento; non posso cercare di cambiare la mia natura di persona imperfetta che pretende la perfezione.
Invecchierò così, e con il tempo imparerò ad essere più clemente con me stessa e con il mondo che mi circonda.
O almeno spero.