lunedì 3 novembre 2008

L'appartamento ginevrino

Finalmente ho trovato casa!!!!!

In verità non è una casa, ma è una stanza in una casa.
Beh, la casa è in realtà un appartamento.
Ero alla ricerca disperata di un luogo da condividere con il mio ragazzo che presto mi raggiungerà, e invece ho trovato una stanza in un appartamento da condividere con una signora.

Potrebbe sembrare triste; e potrebbe sembrare anche strano il fatto che io abbia accettato. Ma ad essere sincera è la cosa migliore che potesse capitarmi.
Il quartiere è a dir poco bellissimo: è nella parte alta di Ginevra e ci si arriva seguendo una lunga strada assai pittoresca.
Fino ad arrivare lí, dove i palazzi sono antichi e le vie hanno tutte il nome di libri e opere di Rousseau.
Il giorno in cui sono andata a visitarlo, ero alquanto scettica. Ma la vista che mi si prospettava dai finestrini dell’autobus cominciava a farmi salire una strana adrenalina.

Arrivata nella via giusta mi sono avviata verso il numero civico in questione e, per non smentirmi ... ho sbagliato palazzo!
Ho provato ad entrare dal portone d’ingresso utilizzando in codice che la signora mi aveva dato, ma il codice non funzionava.
Avrei dovuto capire che forse era il portone sbagliato ... ma ho pensato: “Avró sbagliato a scrivere il codice quando le signora me lo dettava”.
... A telefono, in francese ... il dubbio l’avrebbero avuto tutti, no?!
Beh, forse no, ma non importa.

Il fato ha voluto che uscissero due ragazzi mentre io cercavo di fare la disinvolta con un codice sbagliato, tanto per non passare per ladra (chi non conoscesse la polizia svizzera si andasse ad informare!!!). Loro mi hanno gentilmente tenuto aperta la porta, ed io sono finalmente riuscita ad aprire il Sesamo.
Sempre con il mio bigliettino in mano, contenente tutte le preziosissime coordinate, sono salita al sesto (ed ultimo) piano.
Ora peró sul magico biglietto c’era scritto “sesto a destra” e, uscita dall’ascensore, a destra mi sono ritrovata davanti due porte.
Per evitare ulteriori figure compromettenti, ho preso coraggio e ho deciso di chiamare nuovamente la padrona di casa.
“Buongiorno signora Nohad, sono Chiara, sono arrivata al sesto piano ma, sa, non so qual’è la porta giusta”. E lei mi fa: “Quella a destra Chiara, ma non preoccuparti, ora vengo ad aprirti”.
Il problema è che nessuno ha aperto, nessun rumore di chiave si é sentito, né rumore di passi.
Dopo un minuto o giú di lí, sento il telefono squillare.
“Chiara dove sei? Io ho aperto la porta, ma non ti vedo! Sei forse scappata via?”
Ed io, che già avevo iniziato a realizzare qualcosa, dico: “Ma come, io sono qui al sesto piano, ferma davanti all’ascensore ... Ehm sí, forse, signora ho sbagliato ... Oddio, mi scusi, mi sa che ho sbagliato palazzo”
Lei con estrema dolcezza mi dice: “Dai vieni, scendo e ti aspetto davanti al portone”.
Non dico il grado di vergogna che ho provato. Sicuramente lei avrà pensato: “Bene, la scema di turno è venuta a farci visita”.
Caliamo un velo pietoso.

Comunque alla fine ce l’ho fatta: sono arrivata a destinazione e finalmente sono riuscita a vedere l’appartamento.
Lei una bella signora cinquantenne, elegante e dolcissima, mi ha fatto entrare e mi ha accolto con Leonard Cohen come musica di sottofondo ... e ho detto tutto.
Poi mi ha fatto accomodare sul suo bel divano e mi ha offerto un caffé.
Cosí ha iniziato a parlarmi della sua vita a Parigi (no dico capito? Ho detto Parigi!) e del suo lavoro nel campo della gioielleria.

Ora chi mi conoscebene lo sa: appena dalla sua bocca è fuoriuscita la parola Parigi, mi sono arrivate le palpitazioni.
E abbiamo iniziato a parlare, parlare, parlare e ancora parlare.
Adoro quella donna, adoro la sua cultura, adoro la sua intelligenza e adoro il suo stile di vita.
Non vedo l’ora di trasferirmi da lei e di iniziare questa bella amicizia.
Finalmente avró qualcuno con cui condividere la mia vita qui a Ginevra; qualcuno che sia in grado di ascoltare. E capire.

Cosí, con il cuore gonfio di gioia mi sono regalata un pomeriggio in centro, nelle vie dello shopping.
I piú già sanno della mia prima avventura nelle vie dello shopping ginevrino (leggi qui). Ma questa volta è andata meglio: mi sono comprata un pigiama! (Della serie: ho portato un cocomero ... citazione doc!)

Ma la cosa piú entusiasmante in assoluto, peró, è stata quando, con il calar della sera (e con la chiusura dei negozi) mi sono incamminata verso casa Soprano e sono passata sul lago.
Non so descrivere la sensazione di pienezza che mi ha dato vedere tutti i moli illuminati, il getto d’acqua che sembrava una cascata di luce e, infine, la città.
Per la prima volta mi sono sentita veramente a Ginevra. Ho sentito l’aria nuova nei miei polmoni. E mi sono emozionata all’idea di essermi trasferita qui.

E’ bello sapere che dopo Seyssel, la mia vita riparte da Ginevra.
E poi non si sa mai...chi puó dirlo che un giorno non faró un altro salto di qualità.
Magari à Paris.

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