venerdì 19 settembre 2008

Meglio sola che male accompagnata


È iniziata così.
Inizia sempre così.
Ha cominciato a dirmi “Boh, non so. Non so perché mi sento così; mi sento strano. Non ci capisco più niente”.
La paura che tutti i discorsi fatti in precedenza si stiano per realizzare, si è fatta viva. E lui ha iniziato a paralizzarsi.

Io l’avevo sempre temuto; me lo sentivo fin dall’inizio.
Fin da quando, seduta in piazza Verdi, a Bologna, seduta davanti ad un bicchiere di rosso Campari, pensavo al mio futuro. Ma era tre anni fa, e il futuro mi sembrava così lontano.
Dietro le mille parole d’amore, però, si celavano debolezza e incertezza.

I segni c’erano, ed erano innegabili.
Le litigate per chi dovesse venire a prendermi alla stazione o all’aeroporto.
Le decisioni che spettavano sempre a me.
La paura di impegnarsi in qualcosa di vero e profondo.
Abbandonare i giochi di bambino e iniziare a pensare da adulto.
Un mondo troppo diverso e troppo complicato.
Paura, paura, paura.
Fino al gioco sul biliardo.

Poi ha iniziato a credere veramente in questo amore. Ce l’ha messa tutta.
Ma ha continuato a negare le difficoltà, come se queste non esistessero.
Ed ora tutto ad un tratto ogni cosa è diventata complicata e difficile.

Io no pretendo nulla. Non lo mai fatto e non intendo cominciare ora.
Io vado avanti da sola o accompagnata.
Se lo voglio, so essere un carro armato; sono pronta a radere al suolo tutto e tutti. Non mi spaventa la vita e non mi spaventano le difficoltà.
Io so bastare a me stessa.
Se qualcuno ha qualche problema, di sicuro io non ne ho, e non intendo farmi carico di quelli altrui!
Non sono io che perdo.
Io non perdo mai. Perché io so come affrontare la vita, io so come si vive.
Non ho niente da recriminarmi, niente da rimpiangere. Ho fatto tutto come andava fatto.
Chi mi ama mi segua.
Intanto io vado avanti.
Non perdo tempo, io.

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