lunedì 30 marzo 2009

"Oh tell me where your freedom lies"

Troppe volte nella mia vita ho trovato persone che non mi hanno capita, che mi hanno giudicata fermandosi all’apparenza, che hanno creduto che lo strato superficiale rappresentasse tutta me.
Questa è la condanna delle persone riservate, delle persone che hanno pudore e delle persone che decidono di non prostituire la loro anima.
Non sono una ciarliera e non lo saró mai. Dó peso ad ogni gesto e parola. Tutto ha un senso in ció che dico e che faccio. Nonostante ci sia dentro di me un labirinto intricato, in cui troppo spesso compaiono camere nascoste e portoni chiusi con il lucchetto, c’è sempre una logica nella mia essenza. Basta soffermarsi un pó di piú e guardare in profondità tra qualche crepa dei miei mille muri.
Io non confido chiavi né mappe. Per starmi vicino, per capirmi, basta osservare e ascoltare. Basta parlare con me. Senza pregiudizi né giudizi. Con dolcezza. Conservo i miei fiori con molta cura, lontano dalle aggressioni di un qualunque predatore.
La cautela, peró, viene scambiata per presunzione, la riservatezza per spocchia, la sensibilità per debolezza e la libertà per protagonismo.
Una pozzanghera non è profonda.
Il silenzio non è vuoto.
La cattiveria non è emancipazione.
L’invidia non è competizione.
E la sguaiataggine non è libertà.

venerdì 27 marzo 2009

Rimmel fra le lacrime

"E qualcosa rimane fra le pagine chiare e le pagine scure
e cancella il tuo nome dalla mia facciata
e confondo i miei alibi e le tue ragioni"

mercoledì 25 marzo 2009

Metamorfosi

Ma cosa mi succede?
Dove sono finita?
Credo di essermi persa in uno dei tanti incroci di questa mia vita.
Non sono piú io. Sono diventata un’altra persona. Sono tutto ció che mai avrei creduto di essere.
Io passionale. Io rivoluzionaria. Io ribelle. Io ambiziosa. Io determinata. Io vincente. Io infuocata. Io protagonista. Io aggressiva. Io combattiva.
Ed ora? Dove è quell’Io?
Questo nuovo Io è cosí diverso.
Mi sento passiva e arrendevole. Non sento piú pulsare nelle mie vene la tempesta.
Il fiume in piena si è tramutato in acqua di stagno.
Ma come è potuto succedere? Ma quando è successo?
Non posso essere giá stanca di lottare! Sono davvero cosí debole?
Significa davvero questo avvicinarsi ai trentanni?

Non vivo piú. Ogni giorno è uguale al precedente.
Quale torto a me stessa!
Quale torto alla mia intelligenza!
Quale torto all’educazione che mia madre mi ha donato!
Non mi piaccio piú, ma questa disapprovazione non mi spinge a cambiare rotta. Subisco con passività la mia trasformazione.
Ció che sono non corrisponde piú all’immagine che ho sempre avuto di me.
E mi vergogno.

lunedì 23 marzo 2009

La primavera, il sole e il barboncino

Oh che bellissima giornata ho trascorso ieri!
A Ginevra era esplosa la primavera, e utilizzo un verbo all’imperfetto perché in effetti questa esplosione si è limitata alla sola giornata di ieri... svizzera ladra!!!

Ma ieri, oh ieri, che giornata!
Un sole caldissimo, un cielo blublublu, il cinguettio degli uccelli....
E per festeggiare lo scioglimento dei ghiacci, Nohad e io siamo state invitate a pranzo in una bellissima casetta di campagna, oltre il confine sud della città, in territorio francese. Una casetta in pietra, con gli interni di legno e le travi a vista, circondata da un bellissimo giardino fiorito e colorato.
Oh, che meraviglia. Tutto sembrava un inno alla primavera e alla natura.

Scese dall’auto, con il sole caldo dietro la testa e la casetta di fronte ho iniziato a sorridere e canticchiare “Caaaaaaaaaaaaaaaasta diiiiivaaa”.
La padrona ci ha fatto accomodare in giardino per prendere “l’aperó” e da lontano ho visto un coso bianco correre a gambe aperte verso di noi.
Toh...un barboncino!
Che culo!
Ma non mi sono fatta distrarre da quel piccolo mostricciattolo che si aggirava tra le gambe del tavolo, delle sedie e nostre.
Ho chiuso gli occhi, ho continuato a godermi quel magnifico sole sul viso, riappacificandomi con la natura.

Ora del pranzo.
Entrate nella casetta, decorata con narcisi, tulipani e tantissimi altri fiori gialli, ci siamo accomodate alla tavola imbandita.
Piatto egiziano (Moloria) e vino francese.
Dopo aver tagliuzzato per bene il pollo, dopo aver messo il riso, dopo aver ricoperto tutto con la moloria, dopo aver aggiunto un cucchiaio abbondante di aceto e cipolle tritate e per finire un pó di pita croccante, impugno il cucchiaio e ... la bestia inizia a passarmi tra le gambe. Ancora?!
Tutte facevano finta di niente, cosí anche io ho fatto finta di niente e ho continuato a mescolare con disinvoltura nel piatto per iniziare a mangiare.
Ma la bestia si è fatta piú invadente ed ha iniziato a saltarmi addosso.
Ora, la mia sedia era un tantino alta, quindi, visto che quel coso bianco non riusciva a rimanere con le due zampacce sulle mie gambe per piú di un secondo, ha iniziato una sorta di balletto malefico per cui si appoggiava e riscendeva, si appoggiava e riscendeva...

Per prima cosa, senza perdere la calma ho delicatamente tolto il tovagliolo che avevo appoggiato "con signorilità" proprio sulle gambe e l’ho fatto sbadatamente cadere. Mi sono rialzata, ne ho preso uno pulito e l’ho messo per benino accanto al piatto, giusto per evitare di asciugarmi la bocca con un pulisci piedi per cani!

Credevo che la danza fosse finita ... invece no ... appena riseduta, la bestia isterica ha riiniziato il suo stretching diabolico.
Eccheppalle!!!!
Dieci minuti di su e giú.
Stavo perdendo la calma.
Fino a che mi sono alzata di nuovo, per prendere ancora un pó di riso, e ho assestato un colpetto strategico a quel cane meledetto. È stato un colpetto decisamente leggero, ma devo dire che ha funzionato: si è allontanato per cercare altri lidi (o palestre) e mi ha lasciato in pace.

Finito il pranzo, tutte nuovamente fuori in giardino, per sorseggiare una tazza di “ottimo” caffè, preparato in un aggeggio stranissimo e davvero poco invitante, che temevo mi avesse fatto il solito effetto purga del caffè locale.
Ma il sole, i fiori, gli uccelli erano cosí potenti, che neanche la miscela ha avuto la meglio su di me.

Ma la bestiolina continuava a ronzarmi attorno…
….
Cosí, con un altro grande atto di maestria ho detto alla "signora del barboncino": “Mi scusi, ma questo dolcissimo cagnolino ha tutti gli occhiettini sporchi sporchi. Perchè non lo prende e lo porta in bagno e lavarglieli (togliendolo immediatamente dalla mia vista?)”.
E lei: “Uh, accidenti, è vero! Nohad, saresti cosí gentile da passargli un pó la cremina per gli occhi?”
La cremina per gli occhi?
Questa viene e porta davvero un tubo di crema oftalmica per cani, con tanto di dischetti struccanti e cotton fioc. E Nohad, rapita dal dolcissimo barboncino bianco, ha iniziato a passargli la cremina, mentre lo accarezzava, lo abbracciava e lo baciava.
Che romantico quadretto!
Ed io che immaginavo tutte le pulci, o al minimo tutti quei germi, che camminavano addosso a Nohad, e pensavo alle strategie per non toccarla fino a che non si fosse totalmente spogliata una volta a casa.

Ma alla fine… il battesimo: dopo aver curato e coccolato quell'odiosissimo barboncino, lo ha fatto saltare a terra, si è alzata, si è avvicina a me e, dicendo a gran voce “Dobbiamo proprio trovare qualche contatto perché la mia dolce Lucykaia trovi un buon posto di lavoro!”… mi HA ACCAREZZATO LA GUANCIA!!!!

"Caaaaaaasta diiiiivaaaaa"

martedì 17 marzo 2009

L'infinito

Io credo.
Per anni mi sono posta il dilemma dell’esistenza o meno dell’infinito. L’eternità, contrapposta alla finitudine della nostra essenza, ha creato in me dubbi e incertezze.
In un mondo in cui tutto è transitorio, in cui tutto subisce un processo di deterioramento, in cui tutto ció che nasce è destinato a morire, come si puó arrivare a pensare l’infinito?
L’infinito è tutto ció che noi non siamo. L’infinito è un concetto che ci sfugge e che non sappiamo spiegare. Noi esseri misurabili, con un inizio e una fine.

Ma poi c’è l’umanità, un vettore proiettato all’infinito.
La storia non ha inizio e non ha fine.
Io credo in questa eternità.
La mia fede sono gli uomini. Esseri finiti che racchiudono l’infinito; esseri finiti che diventano essenza dell’infinito.
Il pensiero, intrinsecamente infinito, senza limiti né orizzonti, ci fa assaporare la sfuggente eternità racchiusa in tutti noi.

Ma l’umanità non puó ridursi a mera somma dei singoli individui; essa è entità fisica e metafisica che trova in se stessa la propria essenza.
In un processo deduttivo noi ci troviamo a ricoprire un ruolo, a giocare una parte in questo infinito senza parti e senza scopo.
Il finito puó avere uno scopo. L’infinito non puó.
È perché é. Noi siamo perché esso è.
Noi siamo l’umanità anche se l’umanità non è noi.

giovedì 12 marzo 2009

Trasparente come una ... stagista

Accidenti!
Questa situazione di incertezza è piú dura del previsto.
Sbando. Guido senza meta e senza mappe. Non so dove svoltare. So solo che sto guidando e che guideró fino a che non finirà la benzina.
Non ho punti di riferimento, non sono stabile e non so dove appigliarmi.
Tra due settimane saró senza lavoro (non che un tirocinio sia un lavoro, ma almeno percepisco uno straccio di stipendio).
Ho valige sparse in cantine varie, chiaramente appartenenti a proprietari diversi.
Non ho una casa.
Non ho nessuna sicurezza.
E sinceramente comincio ad avere un pó di paura.
Nonostante gli studi e la fatica per arrivare fin qui (che non è tanto, visto che sono sempre una tirocinante...) è ormai da tempo che guardo ogni tipo di annuncio di lavoro, in qualsiasi parte del mondo.
E la situazione in ufficio certamente non mi aiuta.
Sono ignorata dalla mia “capa” e dal suo “assistente tutto fare”.
Ora, visto che nella mia unità siamo solo tre persone ... immaginate un pó!
Io sono una tirocinante? Devo imparare? Mi dovete insegnare?
Invece no, non sto imparando proprio niente, a parte fare quello che già sapevo fare.
Fanno le riunioni (a due è sempre una riunione?) e io non sono mai invitata ad assistere. Vanno a pranzo insieme ed io mi ritrovo a mangiare un misero panino su questa lurida scrivania, sola con il computer.
Non sono degna di un buongiorno la mattina. Non sono degna di un arrivederci la sera.
Mi sento frustrata e sottovalutata. Mi sento trasparente.
Mi sbatto per portare a termine prima e in maniera eccellente il mio lavoro; mi invento cose nuove che potrebbero interessare o che potrebbero “addirittura servire”. Credo che la mia “capa” nemmeno le legga le cose che scrivo!
Lo so, assomiglio a tutti i milioni di stagisti di questa terra. Tutti uniti nel medesimo percorso e dalla medesima frustrazione.
Io non sono spregiudicata. Non lo saró mai. E questo sarà il motivo della mia “non carriera”.
Ma sono intelligente, preparata e precisa. E forse questo sarà il motivo del mio successo nella vita.
...O almeno me lo auguro!

lunedì 9 marzo 2009

Il sentiero dei ricordi


Ieri pomeriggio un tiepido sole ha accompagnato la mia lunga passeggiata lungo il Rodano. Il sentiero si inoltrava nel bosco che costeggiava il fiume e, nonostante non fossi sola, c’ero solo io, gli alberi e il fiume, con il suo rumore ed il suo odore.
Ho camminato tra le foglie morte e nel terriccio. Tutto mi ha riportato alle mie montagne e alla bellezza dei boschi della mia terra. Gli alberi alti e ancora spogli mi sovrastavano, restituendomi quel senso di libertà che ero solita provare da ragazzina.
Le passeggiate con mamma, le “esplorazioni” con Axl, le fughe solitarie per ritrovare quella dimensione intima che mi avvicinava all’infinito.
Questa città continua a stupirmi e continua a regalarmi emozioni che credevo sopite.

martedì 3 marzo 2009

Cieli grigi

Tutto è tornato grigio.
Non ho avuto nemmeno il tempo di godermi il tepore primaverile di sabato che già il freddo è ritornato.
La cosa che inizia a mancarmi piú è la luce, i raggi di sole che colorano ogni cosa.
Oggi neppure io ho colore.
Sono grigia come questo cielo.

Vorrei sotterrarmi sotto il pimone e tornare fuori in aprile.
Vorrei la testa libera da tutti i pensieri, da tutte le responsabilità; da tutti quei nodi da sciogliere; da tutte le decisioni da prendere.

Vorrei andare a mare. Vorrei nuotare al largo. Vorrei stare seduta sugli scogli ed essere riempita solo dalla musica e dall’odore delle onde. Vorrei stare con i capelli bagnati di acqua e sale sulla sabbia bollente. Vorrei essere tutta sporca e incrostata.
Sentirmi leggera leggera.
Il giallo e il blu. Niente altro.