domenica 13 luglio 2008

Il temporale


Sono uscita dalla porta di vetro e l’aria calda e umida mi ha investito.


Già quando ero in ufficio la luce era diminuita. Come nei pomeriggi di novembre, l’atmosfera si stava facendo pesante e grigia.
Poi fuori. La mia pelle è diventata appiccicosa, come l’asfalto appena bagnato che sentivo come colla sotto i sandali.


Ho svoltato nella piazzetta per andare a comprare le sigarette.
Avevo un’unghia scheggiata e mi sono portata il dito ai denti per cercare un rimedio a quella fastidiosa sensazione di imperfezione. Il dito ha toccato le mie labbra e un brivido caldo mi ha percorso. È partito dal labbro inferiore, è passato alla mano, alle braccia e infine allo stomaco.
All’improvviso mi sono sentita stranamente bene.
Ho temuto che le persone sedute ai tavolini davanti al Richmond, lo squallido bar affianco alla tabaccheria, si fossero accorte di quel brivido. Ho così prontamente tolto il dito dalla mia bocca, ho abbassato lo sguardo e ho preso a camminare lesta.


Come ogni giorno il tabaccaio non ha capito la marca di sigarette che volevo.
Personaggi strani il tabaccaio e sua moglie. Sono oramai due mesi e mezzo che mi rifornisco da loro e ancora non capiscono quali sigarette chiedo. Sarà perché come la maggior parte degli abitanti di questo paesino mettono poco amore in ciò che fanno e poca cura nei confronti dello straniero. Il tutto condito con una massiccia dose di insensata gentilezza di vocabolario.


Sono uscita mentre il cielo si faceva più scuro e pesante. Le nuvole erano sempre più nere e cariche di elettricità. Anche il fiume partecipava; si era gonfiato e iniziava a tumultuare.
È stato al primo fulmine che la mia pelle ha iniziato a bruciare. Tutti i pori si sono aperti e la mia energia si unita a quella del cielo.


Mi sono sentita improvvisamente potente. Era come se quel temporale che si stava preparando fosse la trasposizione atmosferica di me. Avrei voluto urlare per farne aumentare l’intensità. E dentro di me l’ho fatto: ho aperto le braccia, ho abbassato la testa all’indietro, ho chiuso gli occhi e ho inspirato per prendere la carica. Poi ho spalancato lo sguardo verso l’alto e ho urlato.
Le nuvole hanno urlato con me. Un susseguirsi di fulmini e tuoni tutti intorno. Ne ero avvolta. E la mia energia aumentava.


Ho continuato a camminare. Mi sono sentita potente. Il mondo era mio.
E ad un tratto un fulmine mi ha avvolto, repentino e abbagliante. È durato un secondo infinito. Ero nella luce bianca e non avevo paura. Ero sempre più forte e carica.
Ed è iniziato a piovere.


Il temporale è partito da me.

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